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Tra stupidità e saggezza, vince l'omologazione

 

Vi è mai capitato di litigare con uno stupido?
Credo di conoscere la risposta. Con l'occasione oso suggerirvi (timidamente) una pillola di sicura efficacia per la cura e la guarigione; per giunta non costa nulla: evitate non solo di litigare ma anche di discutere con uno stupido perché la gente potrebbe non cogliere la differenza!
In proposito può tornare illuminante una massima di Molière il quale, giocando con le parole, recita “Vi
garantisco che uno sciocco colto è più sciocco di uno sciocco ignorante". Qualcuno (sull'argomento) ha scritto che una certa stupidità è indispensabile, basterebbe intendersi sul dosaggio...
Lo psicologo G. H. Mead dice che "ognuno è ciò che gli altri ne pensano" e a questo riguardo mi piace riportare un aneddoto sicuramente significativo: Una mamma, una mattina, affidò la merendina del figlio ad un'altra mamma che si recava alla stessa scuola per un motivo diverso; le disse "Riconoscerai subito il mio bambino, è il più bello della classe". Giunta a destinazione, la portatrice della merendina si guardò intorno e la consegnò a suo figlio: era lui il più bello!
È inutile, mi pare, domandarsi quale delle due mamme fosse la più stupida!
Ugualmente scontata mi sembra la identificazione/distinzione dei ruoli tra Vanna Marchi e i suoi clienti.
Gli antichi spartani a loro volta punivano un ladro non per il furto consumato ma per la imperdonabile colpa di essersi tatto scoprire...
È davvero stupefacente il tasso di stupidità ed il numero degli stupidi in circolazione, dopo tutta la saggezza che l'Uomo ha ereditato dai suoi predecessori! D'altra parte, dotato com'è di intelligenza, non deve essere stato difficile all'Uomo servirsene per inventare la stupidità. Il noto statista tedesco Konrad Adenauer ebbe a dire una volta “Se Dio non ha posto limiti all'intelligenza degli uomini, perché dovrebbe porne alla stupidità?" Meno male che ad offrirci una buona dose di consolazione ci pensa Franz Kaflta quando scrive che non è difficile essere scemi: la storia è piena di esempi incoraggianti.
La forza della stupidità non sta nelle sue capacità perverse (che peraltro non possiede) di accattivare e/o di convincere le persone, e non sta nemmeno nel riso melenso e ingiustificato che quasi sempre suscita, ma sta piuttosto nella facilità, velocità e nelle dimensioni della sua diffusione che a sua volta origina dall'imitazione, dalla credulità popolare, dal sentito dire che in burocratichese coincide col noto binomio latino "relata refero". A sostegno abbiamo dalla nostra il riscontro di persone assolutamente certe di cose assolutamente sbagliate.
Qualcuno si starà chiedendo: ma la ragione dove sta? Cosa fa? Risposta: la ragione, che nei più risulta spesso latitante o rinunciataria, rassegnata, debole, di norma è in grado di smascherare il male o l'inganno che si cela subdolamente dietro una menzogna sovente convincente o suggestiva; però di fronte alla stupidità la ragione è impotente, disarmata, perché non ha nulla da smascherare considerato che la stupidità non porta maschere.
Senza farla lunga e senza indulgere a toni cattedratici, sentiamo il bisogno di sottoscrivere la riflessione di chi sostiene che gli stupidi (o stolti/scemi/sciocchi: naturalmente diversi dagli ignoranti) impressionano non foss'altro che per il numero, quindi bisogna vigilare per non rimanere infettati da questo virus così contagioso, diffuso, innocente, disarmato eppure disarmante, invincibile e potente! A
meno che non vogliamo indossare l'abito, s'intende quello mentale, dello schiavo il quale spesso compra inconsapevolmente le sue catene con i soldi della sua stupidità e ne dà però la colpa agli altri.
Nel presentare anche qui in pillole l'altro corno del dilemma, cioè la saggezza, non possiamo evitare il
passaggio obbligato delle forche caudine degli stupidi i quali, paradossalmente, devono avere una discreta familiarità con il già citato Molière a sentire il quale "più si studia e meno saggi si diventa!" Ma la "familiarità" degli stupidi con la letteratura e la cultura francese non finisce qui se prendiamo in considerazione il pensiero di Anatole France secondo il quale "solo i saggi si ingannano, gli stolti (e gli ignoranti) non hanno paura di sbagliare".
D'altra parte come può il saggio evitare l'errore visto che egli "vive agendo, non pensando di agire né pensando a ciò che penserà quando avrà finito di agire"?
Il saggio sa infatti che la sua vita finirà troppo presto; sa, perché lo vede, che nessuna cosa è più importante di un'altra. Fanno ridere di contro, per non dire che provocano il voltastomaco, quelli che hanno l'aria di saperla più lunga degli altri e si affannano a distribuire/regalare/vendere consigli; a citare esempi quasi sempre autocelebrativi, a fornire ricette per la soluzione di questo o di quel problema.
Ciò accade perché molti credono di sapere. pochi sanno realmente, ma pochissimi sanno di non sapere e ne sono criticamente edotti (basta pensare a Socrate).
Personalmente ci permettiamo di ricordare in punta di piedi e in sordina - che la saggezza è sinonimo di umiltà come si legge su una lapide di una nota Casa di Cura della nostra Provincia: “L'amore vi faccia grandi, la responsabilità vi faccia forti, il sapere vi faccia umili".
Naturalmente non mancano voci fuori dal coro, per es. George Eliot sostiene che nessuno può essere
saggio a stomaco vuoto.
Aldo Palazzeschi dal canto suo affaccia un dubbio: il vero saggio è colui che propone la virtù o l'altro che la respinge in allegria?
Un altro celebre scrittore francese Andrè Gide ci ricorda: tutto è stato detto prima, ma siccome nessuno ci ascolta, dobbiamo tornare indietro e ricominciare, consapevoli come siamo che è già tanto se gli altri hanno i nostri stessi difetti, non possiamo pretendere che abbiano le nostre stesse virtù!
Guardandoci intorno intanto, ci sembra veramente il caso di dire che è proprio la saggezza di questo mondo a dimostrare come essa non sia sufficiente... Vi pare infatti saggio un mondo che si affanna a creare le condizioni e i mezzi che in ultima analisi ha portato alla propria distruzione sia essa militare, climatica, nucleare,ecologica o chimica?
Avviandoci alla conclusione inevitabilmente malinconica, facciamo nostra l'amara riflessione del poeta e scrittore Vincenzo Cardarelli: il saggio non è che un fanciullo che si duole di essere cresciuto.
E noi che della personale fanciullezza conserviamo ricordi sempre più sbiaditi, non possiamo tacere il rischio che si cela dietro l'angolo dell'edonismo sfrenato e del pressappochismo dilagante: L'OMOLOGAZlONE TOTALE della SOCIETA'.
Appiattita su "tracciati di vite private" (vedi L'lsola dei Famosi, ll Grande Fratello e simili) che vengono contrabbandati come momenti e/o espressioni di spontaneità, realtà, coraggio, creatività, presunta superiorità, la nostra società è solo l'uniformazione dell'intimo che dissolve l'identità e l'unità del singolo individuo, esibendo l'ostentazione di sé come supremo sacrificio e titolo di eccellenza, quindi degno di nota, meritevole di considerazione, attenzione, premi, lode, medaglie, riconoscimenti, scalate, promozioni, ecc.
Ciò si verifica quando non si ha più nulla da nascondere, nulla di cui vergognarsi: quando insomma il re è nudo o quando, se lo preferite, releghiamo nel dimenticatoio il nostro spirito e trasformiamo più o meno scientemente il nostro corpo in merce di scambio.
Così aumentano i soggetti che disprezzano il sapere, che si rifiutano di pensare con la propria testa ignorando o dimenticando che non si può dissolvere la propria irripetibile e insostiuibile singolarità e che "omologabile" è una "copia" ma non l'inesauribile, inesplorata potenzialità ideativa dell'Uomo.

Nello Boragine
(da Il Sidicino - Anno III 2006 - n. 10 Ottobre)