L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Nello Boragine
 
 

Le bande sidicine (I parte)

 
Tra rossa e verde un tempo prevaleva quella nera!
 

ll titolo, volutamente enigmatico e policromo, è solo un artificio mediatico per affrontare un argomento temporalmente collocabile in un periodo storico in cui il colore prevalente, piaccia o non piaccia, era il nero. Detto in soldoni, in questo tuffo nostalgico ed eccitante in un passato di cui personalmente ricordo solo vagamente solo la coda (la prima metà degli anni '40) vorrei recuperare e rinverdire, sia pure sommariamente e lacunosamente, la tradizione musicale dei nostri avi, che al magico mondo della musica si dedicarono non solo per passione (molla potentissima e determinante sul piano artistico), ma anche per bisogno: molti, infatti, sacrificarono l'amore per la musica alla sicurezza del posto di lavoro appena se ne presentò l'occasione e così, ancora prima che si chiudesse il Ventennio, si chiuse la leggendaria ed epica avventura della convivenza delle due bande musicali di Teano: la Banda Rossa e la Banda Verde.
Quanto al prevalere del colore “nero” non credo sia necessario scender nei particolari: si può liquidare
l'argomento ricordando ai distratti o rivelando ai giovani che allora era difficile, se non anche pericoloso, sottrarsi alla moda delle camicie nere.
Tornando alle due bande musicali, giova precisare che l'etichetta del colore era riferibile ai finimenti, fregi e stemmi delle rispettive divise. Alla direzione artistica delle due bande si altenarono valenti Maestri (nessuno di Teano, purtroppo) quali Squicciarini, Zampetta, Bonacci, Renga. Sembra inutile dire che i rapporti tra le due bande non erano affiitto idilliaci, per evidenti inevitabili motivi di campanile e di antagonismo artistico-professionale. Altri ostacoli e difficoltà, legati fondamentalmente agli eventi bellici, concorsero a decretare, con la fine della guerra, anche quella delle due bande musicali, al punto che nel dopoguerra si riuscì a stento a metteme in piedi una sola che prese il nome che ancor oggi mantiene: Giuseppe Verdi, con un organico di oltre 40 unità. E dire che fino ai primi anni '40 l'organico di ciascuna delle due bande era di tutto rispetto, come può rivelarsi dalla foto riportata nel testo di G. Zarone “Teano: immagini di un secolo" nella quale si contano più di 60 elementi.
I ricordi personali e le notizie raccolte a livello familiare (mio padre ed altri parenti facevano parte, ad esempio, della Banda Rossa) ed a livello professionale (presso alcuni protagonisti della tradizione bandistica sidicina) impongono l'obbligo di tributare un commosso ringraziamento ed una profonda gratitudine allo "sponsor" della Banda Rossa, il N.H. Don Alberto Salvi, che tanto fece in termini di impegno, energie, tempo e sostanze.
Dei numerosi componenti delle due bande nessuno è più tra noi. Quelli della mia generazione, specie se addetti ai lavori o loro congiunti, conservano vivo e preciso il ricordo dei loro volti, dei loro nomi, del ruolo bandistico e di varie altre caratteristiche, compresa quella dell'immancabile soprannome.
Sarà sicuramente intrigante sapere che la zona di Teano più prolifica di bandisti (o "musicanti”, come li chiama il popolino) era quella di Via Porta Roma, Calata S. Agostino. Qui abitava Salvatore Corso, conosciuto come "Curzetieglio", ottimo suonatore di tromba basso in Si bemolle e di trombone tenore; a lui va tutta la mia commossa riconoscenza per la prima forma di alfabetizzazione musicale fornitami, peraltro a titolo gratuito, che mi ha aperto, col tempo. le porte del successo solistico e concertistico. Di mestiere faceva il sagrestano e l'organista presso la parrocchia di Sant'Agostino al tempo di Don Luigi de lorio e, successivamente, di Don Gerardo Ferraro. Poco più giù abitava il piattista conosciuto come "Parafino Pizzicone", dirimpettaio di Antonio Boragine, alias "Ndonio Zucchero" suonatore di cornetta; pochi metri più giù ecco il salone di Paride Fascitiello, unico sopravvissuto, noto suonatore di flicorno contralto, che ha trasmesso al primogenito Vittorio la passione per il sax contralto. Pochissimi metri avanti ci si imbatteva nel negozio di calzature, con sovrastante abitazione, di Antonio Corrado, suonatore di cornetta: ha trasmesso al secondogenito Pasquale il pallino degli affari, al primogenito Avv. Nando la passione per la fisarmonica. Prima di lasciare via Porta Roma per entrare in piazza Marconi ecco l'abitazione dell'ultimo bandista della zona: il cassista stile austriaco Urbano Mottola, dai più conosciuto come “Urbaniello". Non lontano da via Porta Roma abitava un altro suonatore di tromba, Luigi Fascio, soprannominato “Gigino Bumbuozzo", fratello minore di Francesco, che tutti chiamavano “Cicciglio”, e che suonava il flicornino (varietà di tromba comparsa nelle bande musicali nel secondo dopoguerra). Al vico Annunziata abitava un altro storico esponente della nostra tradizione bandistica, Albino Maione, prima suonatore di tromba basso in Mi bemolle e infine percussionista (cassista) come il primogenito Peppino, mentre il fratello minore, Tonino, si destreggia molto bene con il clarinetto.
Procedendo per classi ossia per famiglie o categorie di strumenti musicali, come faccio a dimenticare Pasquale Chiacchio, soprannominato "Mazz e Mazz”, factotum del famoso Circolo dell'Unione e suonatore di contrabbasso ad ancia, uno strumento ormai presente solo in qualche banda militare o in alcune grandi orchestre? Siccome buon sangue non mente, il figlio Raffaele è diventato un buon suonatore di clarinetto. E, tanto per rimanere in tema, come si fa a dimenticare quel bonaccione di Antuono Diana, messo comunale e suonatore di basso in Si bem, come il suo collega Alfonso Mancini che abitava nel già ricordato Largo S. Giovanni? Naturalmente non mancava un basso Mi bem: lo suonava il famoso falegname Gerardo Criscuolo soprannominato "A Tacca"; il testimone è passato ai nipoti Gaetano e, soprattutto, al M° Giacinto.

(continua)

Nello Boragine
(da Il Sidicino - Anno III 2006 - n. 1 Gennaio)