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Campania carolingia. I rilievi della cattedrale di Teano e il

tentativo di espansione pontificia nel Ducato di Benevento *
 
(Fine)
 

In base a quanto emerso dall'analisi comparativa dei frammenti, sembra dunque possibile affermare che gran parte del materiale scolpito possa essere datato con sufficienti margini di sicurezza fra la fine dell'VIII e i primi decenni del IX secolo, periodo nel quale evidentemente la cattedrale venne interessata dal rinnovo del suo arredo interno, per il quale risulta del tutto verosimile l'intervento di lapicidi specializzati provenienti da Roma e comunque certamente non di formazione locale. (47) Le notizie storiche sulla diocesi, tuttavia, come abbiamo visto pongono l'interruzione della cronotassi episcopale alla fine del VI e un ritorno dei vescovi alla guida della comunità cristiana della città solo a partire dalla seconda metà del IX secolo quando, come ricordano le cronache, al tempo dell'abate di Montecassino Bertario (856-883) muore il vescovo di Teano Lupoaldo a cui viene chiamato a succedere il diacono e monaco cassinese Ilario; da questa prima notizia e per tutta la seconda metà del secolo i vescovi di Teano sono attestati con continuità. Il ripristino di questa antica diocesi è stato interpretato come connesso al controllo della città da parte del potente gastaldo longobardo di Capua Landolfo; il figlio di questi Landonolfo dall'843 diviene egli stesso gastaldo di Teano e la ricostituzione dell'antica sede episcopale da secoli scomparsa doveva in qualche modo contribuire a rafforzare la potenza, l'autorità e il prestigio della famiglia di origine capuana. (48)
Tuttavia, in base a quanto osservato dall'analisi del materiale lapideo, non è possibile escludere che la rifondazione della diocesi possa essere anticipata di qualche decennio ed essere legata in realtà al complesso quadro storico venutosi acreare alla fine dell'VIII secolo in questi territori di frontiera fra il Patrimonium Sancti Petri e il principato longobardo di Benevento governato da Arechi II (774-787), che rivendicava a sé il ruolo di unico rappresentante della gens longobarda, la cui patria era ormai racchiusa entro i confini del ducato meridionale. La città di Teano e tutta la Campania settentrionale, infatti, furono oggetto di accese dispute territoriali che coinvolsero le autorità franche, quelle longobarde, le città costiere ancora sotto il controllo bizantino e, infine, la stessa Chiesa di Roma, che con Adriano I (772-795) rivendicava, in base all'accordo stipulato con Carlo Magno all'indomani della caduta di Pavia nel 774, la Promissio donationis, il controllo dell'intera Langobardia Minor. La situazione di continua tensione fra i vari contendenti che si protrasse per alcuni decenni consigliò infine a Carlo Magno un intervento militare, che lo portò nel 787 a occupare Benevento e ad assediare Capua – che oppose una strenua resistenza – e a ottenere, infine, la sottomissione del principe Arechi. (49) Fu questa l'occasione che determinò un nuovo patto territoriale fra Adriano I e Carlo Magno, che si limitava questa volta a prevedere il passaggio al Patrimonio di San Pietro solo di alcune città confinanti poste fra le valli del Liri e del Volturno con Sora, Arpino, Arce, Aquino, Capua e infine la stessa Teano, insieme ad antichi patrimoni già posseduti dal papato in Italia meridionale. Da questo momento in poi nei secoli successivi, nei privilegi concessi dagli imperatori alla Chiesa di Roma, tali territori saranno sempre annoverati fra i possessi pontifici.
Va precisato, tuttavia, che tale donazione non si tradusse mai in un dominio effettivo e le aree in oggetto, e in particolare i centri di Teano e Capua, rimasero parte integrante e permanente del principato di Benevento; continue e numerose furono in proposito le recriminazioni espresse dal pontefice nelle lettere indirizzate in quegli stessi anni al sovrano carolingio in una delle quali, risalente al 788, comunque, Adriano I specifica di quale natura erano state fino ad allora le concessioni ottenute dalla Chiesa di Roma, che in quelle città era riuscita ad entrare in possesso solo degli «episcopia, monasteria et curtes publicas», nonostante fosse stata inviata una missione franca a occuparsi del problema. (50)
Per la nostra ricerca tale precisazione assume un significato di una certa rilevanza perché potrebbe fornire una plausibile giustificazione storica all'intervento di ripristino delle funzioni religiose nella chiesa-cattedrale di Teano, attuato, evidentemente, in seguito all'acquisizione del complesso episcopale da parte delle autorità romane, che comportò il restauro dell'antico edificio paleocristiano e della sua suppellettile liturgica, dopo un presumibile lungo periodo di abbandono. Tale iniziativa non può che essere attribuita ai pontefici, probabilmente allo stesso Adriano I se non al suo successore Leone III (795-816), come testimoniato dagli arredi scultorei, eseguiti con certezza, come evidenziato dall'analisi comparativi dei rilievi, da maestranze romane, attive forse direttamente sul posto. La raccolta di Teano, sotto questo aspetto, è giudicabile, da un punto di vista storico e culturale, come una fra le testimonianze più significative – proprio perché riferibile a un centro posto all'interno dei territori governati dal principato longobardo di Benevento – della fase espansiva della Chiesa di Roma, che divenne nel corso dell'VIII secolo, grazie anche all'alleanza con la dinastia carolingia e alla potenza militare del regno franco, uno dei soggetti politici più influenti dell'Italia centrale. (51)
Nel secondo quarto dell'VIII secolo, alla fine del dominio bizantino su Roma, negli anni della disputa iconoclasta, si crearono, infatti, le condizioni per un'efficace azione dei pontefici, che condusse, nel corso di qualche decennio, grazie anche alla conquista longobarda di Ravenna nel 751 e la caduta dell'Esarcato, a un graduale controllo del papato sui territori dell'ex ducato bizantino, che assumeva sempre più i connotati di una vera e propria signoria politica. I cospicui patrimoni fondiari della Chiesa, dislocati per lo più lungo le vie consolari nel suburbio della città, costituirono la premessa necessaria per l'efficacia dell'intera operazione. (52) Naturalmente se in città e nel territorio più vicino a essa, dove la presenza delle proprietà pontificie era preponderante, lo stabilimento di un controllo politico poteva giovarsi dello strumento dell'amministrazione patrimoniale, mano a mano che ci si allontanava da Roma la situazione si presentava più complessa. Altri percorsi dovevano essere individuati per tentare di radicare la signoria pontificia nel territorio, e il principale di essi deve essere riconosciuto nello sforzo di controllare gli insediamenti urbani e rendere riconoscibile la propria autorità su di essi; (53) tale potrebbe essere stato il caso di Teano dove il tentativo di controllo della città, che si rileverà comunque di natura effimera, si dovette limitare alla riattivazione dell'antica circoscrizione ecclesiastica, la cui sede era vacante da due secoli.
Diverso fu quello che accadde al contrario nei vicini distretti territoriali del Lazio meridionale al di là del confine segnato dal Garigliano, dove il controllo da parte della chiesa di Roma, proprio per la presenza di un vasto patrimonio fondiario, ricordato da questo periodo come patrimonium caietanum o traiectanum, (54) si protrasse, invece, per gran parte del IX secolo; tale continuità di governo consentì la fondazione di abbazie, come attesta il caso, riconosciuto solo di recente, di S. Magno a Fondi, la cui planimetria con transetto della tipologia a T sporgente dalle navate e sottostante cripta è peculiare dell'architettura carolingia; il restauro di cattedrali, evidenziato dal santuario di S. Erasmo a Formia, con l'inserimento della cripta semianulare nell'edificio paleocristiano; la rifondazione di antiche diocesi soppresse nel VI secolo, come quella di Minturno, assimilabile forse al caso di Teano, cui si accompagnò, infine, anche la fondazione di città nuove, come Leopoli, ricordata anche come castrum, identificabile con l'attuale centro di Minturno. (55)
Tutto ciò documenta la volontà dei pontefici romani di costruire un articolato sistema di potere che, irradiandosi dalla città dominante, si protende sul territorio regionale, ponendo sotto il proprio controllo i capisaldi della difesa, della produzione economica e della giurisdizione spirituale.

* [Estratto da “Arte medievale”, IV serie -anno VI, 2016, SAPIENZA Università di Roma - Silvana Editoriale; per gentile concessione dell'autore]

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NOTE

(47) L'utilizzo di pietra calcarea locale per la realizzazione degli arredi scultorei (vedi in proposito Autieri, Produzione plastica, pp. 8-30) sembrerebbe suggerire l'esecuzione in loco dei rilievi.

(48) Vedi supra n. 5.

(49) Fondamentali in proposito i contributi di O. Bertolini, Carlo Magno e Benevento, in Karl der Grosse. Lebenswerk und Nachleben, herausgegeben von E. Beumann, I, Düsseldorf 1965, pp. 609-671, e N. Cilento, Le origini della signoria capuana nella Longobardia minore, Roma 1966, pp. 75-80, ai quali si rimanda anche per il riferimento alle fonti.

(50) Bertolini, Carlo Magno, p. 651.

(51) T.F.X. Noble, La Repubblica di San Pietro. Nascita dello Stato Pontificio (680-825), Genova 1998, pp. 141-177.

(52) F. Marazzi, I «patrimonia sanctae romanae ecclesiae» nel Lazio (secoli IV-X). Struttura amministrativa e prassi gestionali («Nuovi studi storici», 37) Roma 1998.

(53) A. Sennis, Un territorio da ricomporre: il Lazio tra i secoli IV e XIV, in Atlante storico-politico del Lazio, Roma-Bari 1996, pp. 29-62: 41.

(54) Marazzi, I «patrimonia sanctae romanae ecclesiae», pp. 131-135.

(55) Betti, Fondi e il Lazio meridionale.

(Fine)

Fabio Betti
(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 4 Aprile)

[7]. Teano, cattedrale, lapidario, frammenti di lastra di recinzione (foto di Vincenzo Lerro)

[8]. Teano, cattedrale, lapidario, frammento di lastra di recinzione (foto di Vincenzo Lerro)

[9]. Teano, cattedrale, lapidario, frammento di pilastrino di recinzione (foto di Vincenzo Lerro)