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Campania carolingia. I rilievi della cattedrale di Teano e il

tentativo di espansione pontificia nel Ducato di Benevento *
 
(II parte)
 

Non tratteremo, per ovvi limiti di spazio, di ogni singolo rilievo di quella parte della raccolta riferibile al IX secolo, ma faremo riferimento solo ai reperti più significativi; a partire ad esempio dai due frammenti di lastre ad arco, appartenenti verosimilmente in origine ad un unico ciborio. (22) Il primo elemento è caratterizzato da una decorazione geometrico-aniconica con l'inserto di un grappolo stilizzato, che svela il soggetto della decorazione astratta [2]; si tratta di un tralcio vitineo riprodotto attraverso una sequenza di doppi cerchi concentrici intrecciati che includono un disco centrale. Il decoro in sé, chiuso lungo i margini da una cornice a fuseruole, chiaramente appartenente ai repertori decorativi della scultura della prima età carolingia, non è così frequente, anche se la sua area di distribuzione risulta piuttosto ampia, comprendendo gran parte dei territori italiani – cattedrale di Torino, (23) abbazia di Bobbio, (24) Capua (25) – ma anche transalpini – abbazia di Ilmmünster in Baviera (26) – anche se i confronti più numerosi si riscontrano soprattutto nelle raccolte romane; si fa riferimento a una delle lastre di ciborio dalla basilica di S. Ippolito all'Isola Sacra vicino la città di Porto, l'unica testimonianza ad offrire un riscontro cronologico certo essendo riconducibile all'età di papa Leone III (795-816), dove il singolo motivo è inserito in una sequenza continua di nodi a due occhielli a ogiva variamente combinati; (27) a questa si affiancano una cornice da S. Cecilia in Trastevere, alcune lastre da S. Giorgio in Velabro, (28) e, inoltre, un pilastrino erratico dall'area del Colosseo, oggi conservato nel Victoria and Albert Museum di Londra. (29) Fra i raffronti presentati, gli esemplari più vicini al rilievo di Teano sembrano essere proprio quelli romani e in particolare la lastra dall'Isola Sacra sia per la riproduzione dell'elemento ornamentale sia inoltre per il fatto che i due pezzi appartengono alla medesima tipologia di arredo.
Sulla seconda lastra ad arco, spezzata in vari frammenti [3], invece, è scolpito un racemo di nastro, non bisolcato come di norma ma a tre incisioni, contenente nei girali una serie di rosette ruotanti a elica, completato all'esterno da altri motivi fitomorfi e chiuso lungo i bordi dalla stessa cornice a fuseruole presente nell'altro frammento ad arco. (30) I confronti anche in questo caso rimandano con precisione a esemplari di plastica romana della prima età carolingia, datati fra la fine dell'VIII e gli inizi del IX secolo, caratterizzati, oltre che dallo stesso motivo ornamentale, anche per la presenza di alcuni degli elementi peculiari che distinguono una fase produttiva che possiamo definire 'arcaica' di tale periodo: il nastro a quattro elementi invece che a tre e soprattutto le cornici a cordone o a fuseruole; a Roma si possono richiamare al confronto in proposito un pluteo da S. Maria in Cosmedin (31) e le lastre ad arco di S. Alessandro sulla via Nomentana, (32) del Pantheon (33) e, per il Lazio, quella, ancora inedita, della cattedrale di Anagni.
Ma vi sono altri rilievi della raccolta di Teano sui quali vale la pena di soffermare ancora la nostra attenzione, come ad esempio, il frammento di lastra, l'unico fino ad oggi a essere stato pubblicato [4], dove, all'interno di girali intrecciatia nastro bisolcato, si alternano un alberello con foglie e grappoli e l'immagine di un leone. (34) In ambito altomedievale rilievi con la rappresentazione di girali abitati sono piuttosto diffusi anche se risulta difficile rintracciare una precisa corrispondenza con la composizione presente nel frammento di Teano che sembra in questo avvicinabile, ma solo da un punto di vista tipologico, ad alcune lastre del primo periodo carolingio dalla cattedrale di Aquileia, nelle quali ricorre la medesima impaginazione degli elementi ornamentali con l'alternanza di motivi fitomorfi e animalistici all'interno di girali o riquadri. (35) Per i singoli soggetti, tuttavia, è sufficiente rimandare, sia sotto l'aspetto stilistico sia riguardo l'iconografia, ad alcuni celebri rilievi di ambito romano e laziale dei primi decenni del IX secolo, tutti caratterizzati dalla presenza di figurazioni animali a bassorilievo realizzate in modo elementare ma vivace ed espressivo con un semplice sbalzo dal fondo liscio senza alcun piano intermedio e in alcune delle quali ritorna, inoltre, una simile trattazione degli elementi vegetali a forma di alberello con racemi composti da un nastro a doppia incisione, suddiviso in segmenti con terminazioni lanceolate; si fa riferimento per il Lazio e l'Italia centrale alla nota lastra di sarcofago con scena di caccia al cinghiale nel duomo di Civita Castellana (36) e a un frammento con figure di elefante e leone entro girali da Otricoli (37) mentre per Roma si rimanda al pluteo con quadrupede dal lapidario del Museo di Roma, (38) a due rilievi dell'Antiquarium del foro di Augusto, (39) nonché a una lastra da S. Maria in Cosmedin.(40)
Nel lapidario sono presenti altri frammenti appartenenti a lastre e pilastrini di recinzione accomunate, pur nelle singole varianti, da una medesima figurazione ornamentale caratterizzata da una maglia geometrica di cerchi e/o rettangoli annodati, composta da un nastro bisolcato continuo, all'interno dei quali si ripete il classico repertorio ornamentale di lontana derivazione paleocristiana a carattere simbolico, composto da croci – di forma greca e latina, con orli modanati, estremità a volute e braccia patenti –, palmette, diverse tipologie di rosette, infiorescenze gigliate e motivi astratti come il nodo di Salomone [5-9]. (41) I raffronti anche in questo caso rimandano invariabilmente soprattutto all'ambito romano-laziale come mostrano una serie di rilievi, selezionati fra gli esempi più significativi: per Roma, oltre a una lastra dal Museo Nazionale dell'Alto Medioevo, di provenienza ignota, fra le testimonianze più eleganti e riuscite della serie, (42) si richiamano al confronto alcuni frammenti dalle basiliche di S. Maria in Cosmedin, S. Giovanni a porta Latina, Ss. Quattro Coronati, (43) S. Prassede, S. Cecilia in Trastevere; (44) per il Lazio si fa riferimento a numerosi esemplari dalla Tuscia, (45) a una lastra dalla cattedrale di Vescovìo, mentre per l'Umbria si rammenta l'esemplare dalla chiesa dei Ss. Fidenzio e Terenzio a Massa Martana. (46)

* [Estratto da “Arte medievale”, IV serie -anno VI, 2016, SAPIENZA Università di Roma - Silvana Editoriale; per gentile concessione dell'autore]

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NOTE

(22) Non è stato possibile verificare la corrispondenza delle due lastre per la collocazione non raggiungibile del primo dei due rilievi, posto in alto sulla controfacciata della cappella del Sacramento adiacente alla cattedrale da dove si accede agli ambienti sotterranei del lapidario; le misure (cm 40 x cm 60) sono tratte da Autieri, Produzione plastica, p. 18.

(23) S. Casartelli Novelli, La Diocesi di Torino («Corpus della scultura altomedievale», 6), Spoleto 1974, nrr. 115, 129-131, pp. 196-197, 208-211; Ead., L'intreccio geometrico del IX secolo, scultura delle cattedrali riformate e «forma simbolica» della rinascenza carolingia, in Roma e l'età carolingia, «Atti delle Giornate di studio, Roma, Istituto di Storia dell'Arte, 3-8 maggio 1976», a cura dell'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Roma, Roma 1976, pp. 103-113; sui rilievi carolingi della cattedrale di Torino v. i recenti aggiornamenti critici di A. Crosetto, Una traccia: la produzione scultorea della piena età carolingia in Piemonte, in Alle origini del romanico. Monasteri, edifici religiosi, committenza tra storia e archeologia (Italia settentrionale secoli IX-XI), «Atti delle III Giornate di Studi medievali, Castiglione delle Stiviere, 25-27 settembre 2003», a cura di R. Salvatore, G. Andenna, G.P. Brogiolo, Brescia 2005, pp. 165-168 e A. Ballardini, “Taurini mater episcopatus ecclesia”: il complesso cattedrale di Torino in età carolingia,

in Medioevo: la chiesa e il palazzo, «Atti del Convegno internazionale di studi, Parma, 20-24 settembre 2005», a cura di A.C. Quintavalle, Milano 2007, pp. 142-151.

(24) E. Destefanis, La Diocesi di Bobbio e Piacenza («Corpus della scultura altomedievale», 18), Spoleto 2008, nrr. 2, 16-17, 60, pp. 97-110, 133-139, 176-178.

(25) Aceto, Sculture altomedievali a Capua, pp. 3-4, fig. 3.

(26) H. Dannheimer, Die Chorschranken von Ilmmünster, München 1989.

(27) L'iscrizione, incisa sullo spessore laterale della lastra, ricorda il vescovo Stefano, vissuto al tempo di Leone III, come riportato da un'iscrizione presente su un'altra lastra ad arco di ciborio proveniente sempre da Porto e donata nel 1868 al Museo Cristiano Lateranense (oggi conservata al Museo Pio Cristiano). Vedi in proposito L. Pani Ermini, Il ciborio della basilica di S. Ippolito all'Isola Sacra, in Roma e l'età carolingia, pp. 337-344.

(28) V. rispettivamente R. Kautzsch, Die römische Schmuckkunst in Stein von 6. bis zum 10. Jahrhundert, «Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte», III (1939), pp. 1-73: 23, e A. Melucco Vaccaro, La Diocesi di Roma. La II regione ecclesiastica («Corpus della scultura altomedievale», 7/3), Spoleto 1974, nrr. 6, 9, pp. 68-69, 71-72.

(29) V. M. Trinci Cecchelli, La Diocesi di Roma. La I regione ecclesiastica («Corpus della scultura altomedievale», 7/4), Spoleto 1976, nr. 265, pp. 232-233, e le successive precisazioni di F. Betti, Sculture carolingie del lapidario del Museo di Roma: materiale inedito e contesti di provenienza, «Bollettino dei Musei Comunali di Roma», n. s., XVII (2003), pp. 142-161: 145-146, nn. 12-13 e di C. Barsanti, R. Flaminio, A. Guiglia, La diocesi di Roma. La III regione ecclesiastica («Corpus della scultura altomedievale», 7/7), Spoleto 2015, nr. 256, pp. 570-582. Vedi inoltre, Via dell'Impero. Demolizioni e scavi. Fotografie 1930/1943, a cura di R. Leone, A. Margiotta, F. Betti, A.M. D'Amelio, Milano 2009, p. 200, scheda fotografica nr. 4.304.

(30) I vari frammenti di cui si compone la lastra misurano: cm 11 x cm 12 x cm 5; cm17 x cm 19 x cm 5; cm 42 x cm 38 x cm 5.

(31) Melucco Vaccaro, La Diocesi di Roma, nr. 109, pp. 154-155.

(32) F. Betti, La diocesi di Sabina («Corpus della scultura alto medievale», 17), Spoleto 2005, nrr. 120-121, pp. 189-191.

(33) L. Pani Ermini, Note sulla decorazione dei cibori a Roma nell'Alto Medioevo, «Bollettino d'Arte», s. V, LIX (1974), pp. 115-126: 118, figg. 17-21. Queste lastre ad arco pertinenti a cibori si pongono «come testa di serie rispetto alla produzione romana di uguale soggetto che si distende per tutta la prima metà del IX secolo» (A. Melucco Vaccaro, Le officine marmorarie romane nei secoli VIII-IX. Tradizione ed apporti, in Arte d'Occidente. Temi e metodi. Studi in onore di Angiola Maria Romanini, a cura di A. Cadei, M. Righetti Tosti-Croce, A. Segagni Malacart, A. Tomei, I, Roma 1999, pp. 299-308: 306).

(34) Pane, Un frammento romanico di Teano, pp. 235-236, che propone per il rilievo una generica datazione altomedievale (VIII-X secolo). La lastra, divisa in due frammenti, misura cm 45 x cm 102 x cm 10.

(35) A. Tagliaferri, Le Diocesi di Aquileia e Grado («Corpus della scultura altomedievale», 10), Spoleto 1981, nrr. 4-7, 9, pp. 69-72.

(36) J. Raspi Serra, Le Diocesi dell'Alto Lazio («Corpus della scultura altomedievale», 8), Spoleto 1974, nr. 43, pp. 64-67; sulla lastra di Civita Castellana v. inoltre F. Gandolfo, La lastra con scene di caccia della cattedrale di Civita Castellana, in La cattedrale cosmatesca di Civita Castellana, «Atti del Convegno internazionale di studi, Civita Castellana, 18-19 settembre 2010», a cura di L. Creti, Roma 2012, pp. 77-88.

(37) G. Bertelli, Le Diocesi di Amelia, Narni e Otricoli («Corpus della scultura altomedievale», 12), Spoleto 1985, nr. 155, pp. 244-245.

(38) Betti, Sculture carolingie, p. 160; Id., La formazione delle collezioni museali e dei depositi comunali a Roma negli anni del Governatorato durante le demolizioni, «Bollettino dei Musei Comunali di Roma», n. s., XX (2006), pp. 141-157: 143-144.

(39) L. Pani Ermini, La Diocesi di Roma. La raccolta dei Fori Imperiali («Corpus della scultura altomedievale», 7/2), Spoleto 1974, nrr. 13-15, pp. 39-41; sugli stessi materiali v. M.P. Del Moro, I segni della monumentalizzazione cristiana dei Fori Imperiali a Roma in età altomedievale, in La cristianizzazione in Italia tra tardoantico ed altomedioevo: l'arredo marmoreo delle chiese, «Atti del IX Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Agrigento, 20-25 novembre 2004», a cura di R.M. Bonacasa Carra e E. Vitale, Palermo 2007, I, pp. 499-524: 508, figg. 10-11.

(40) Melucco Vaccaro, La Diocesi di Roma, nr. 102, pp. 146-148.

(41) Il primo esemplare [5], si trova murato nella parte alta della controfacciata della cappella del Sacramento che si apre sul fianco sud della cattedrale (cm 60 x cm 100 x cm 15) ed è il pezzo più grande e integro dell'intera raccolta; il secondo [6], un frammento di lastra, è riutilizzato nel fianco dell'altare dell'ambiente sotterraneo (cm 45 x cm 60 x cm 8); il terzo rilievo [7] si trova nel lapidario vero e proprio ed è diviso in due parti (cm 45 x cm 63 x cm 8; cm 21 x cm 23 x cm 8); il quarto [8], un piccolo frammento di lastra, misura cm 30 x cm 31 x cm 8; il quinto e ultimo pezzo [9] è un frammento di pilastrino (cm 62 x cm 21 x cm 31).

(42) A. Melucco Vaccaro, L. Paroli, La diocesi di Roma. Il Museo dell'Alto Medioevo («Corpus della scultura altomedievale», 7/6), Spoleto 1995, nr. 75, pp. 163-164.

(43) Vedi rispettivamente Melucco Vaccaro, La Diocesi di Roma, nr. 110, pp. 155-157; nrr. 32-34, pp. 93-96; nrr. 159-164, pp. 195-200.

(44) Vedi rispettivamente L. Pani Ermini, La Diocesi di Roma. La IV regione ecclesiastica («Corpus della scultura altomedievale», 7/1), Spoleto 1974, nr. 67, pp. 125-126, e M. Righetti, Pasquale I e la fondazione carolingia, in Santa Cecilia in Trastevere, Roma 2007, pp. 65-83: 78-81.

(45) Raspi Serra, Le Diocesi dell'Alto Lazio, nrr. 67-68, pp. 79-80.

(46) Vedi rispettivamente Betti, La diocesi di Sabina, nr. 174, pp. 242-245 e F. D'Ettorre, La diocesi di Todi («Corpus della scultura altomedievale», 13), Spoleto 1993, nrr. 21-22, pp. 107-113.

(fine II parte)

Fabio Betti
(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 4 Aprile)

[4]. Teano, cattedrale, lapidario, frammenti di lastra di recinzione (foto di Vincenzo Lerro)

[5]. Teano, cattedrale, lapidario, frammenti di lastra di recinzione (foto di Mimmo Feola)

[6]. Teano, cattedrale, lapidario, altare, frammento di lastra di recinzione e pilastrino
(foto di Vincenzo Lerro)