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Campania carolingia. I rilievi della cattedrale di Teano e il

tentativo di espansione pontificia nel Ducato di Benevento *
 
(I parte)
 

Posta sul limite orientale del vulcano spento di Roccamonfina nella Campania settentrionale, Teano fu un fiorente municipio romano lungo il tratto terminale della via Latina e al centro di un importante nodo stradale che lo metteva in comunicazione verso il Tirreno con Minturno e in direzione opposta, verso la catena degli Appennini, con Venafro, nell'alta valle del Volturno.(1) La città conservò in età tardoantica, rispetto al primo periodo imperiale, una certa importanza e vivacità economica ed era probabilmente già a partire dalla fine del IV secolo sede di diocesi, (2) anche se la prima documentazione nota a riguardo risale solo al 499, quando il vescovo di Teanum, Quintus, sottoscrive in Laterano gli atti del sinodo indetto da papa Simmaco (498-514). (3) L'arrivo dei Longobardi, intorno all'ultimo decennio del VI secolo, comportò, come in molti altri casi nella regione, la dispersione del clero cittadino e la soppressione della diocesi, (4) fino almeno alla metà del IX secolo, quando una serie di vescovi ricompaiono con continuità alla guida della comunità cristiana della città; si tratta del primo caso noto nella Campania longobarda di quel fenomeno di restaurazione diocesana diffuso nella regione anche se solo a partire dal secolo successivo. (5)
Il sito dell'odierna cattedrale, sul punto più alto dell'arce della città, difesa dalle possenti mura preromane in opera quadrata, fu scelto come sede episcopale in una data non ulteriormente precisabile fra la fine del IV e il V secolo, in un periodo di contrazione demografica decretato, come generalmente attestato in gran parte dei centri urbani nei territori limitrofi, (6) da fattori di recessione economica che comportarono il progressivo abbandono della vasta area urbana di fondovalle del municipio romano. La chiesa occupò il luogo dove molto probabilmente era collocato uno dei monumenti più rappresentativi della Teano romana, il tempio dedicato a Iside, come dimostrerebbero la presenza nella cattedrale e il reimpiego nel campanile di alcuni frammenti relativi alla decorazione scultorea dell'edificio pagano. (7)
Della prima fase storica della cattedrale non si è conservata alcuna testimonianza archeologica a eccezione di una lastra sepolcrale e di un pilastrino di recinzione; la lastra, incorniciata da un listello liscio, presenta al centro della superficie una croce latina incisa a estremità patenti con all'incrocio dei bracci un incavo a forma di croce, predisposto verosimilmente per contenere un decoro in pasta colorata [1]; (8) il pilastrino, reimpiegato nell'altare della cripta, è ornato sulle due facce contigue da un tralcio vitineo sinuoso, anch'esso scolpito con la tecnica a incisione [6]. La semplicità della lavorazione e i soggetti riprodotti rimandano da un punto di vista tipologico e iconografico a una serie di manufatti presenti in tutta l'area campana e solo di recente oggetto di studi accurati, (9) che hanno consentito, grazie alla presenza in alcuni casi di iscrizioni dedicatorie, di datare tale insieme di sculture intorno ai decenni centrali del VI secolo; (10) sotto questo aspetto, pertanto, risulta plausibile ipotizzare anche per i due reperti di Teano un'analoga collocazione cronologica.
La cattedrale assunse il suo assetto definitivo, di chiara impronta cassinese – basilica a tre navate con atrio in facciata, fiancheggiata a settentrione dal monumentale campanile, in blocchi di marmo di spoglio alla base e in tufo grigio nei piani superiori – fra la fine dell'XI e gli inizi del XII secolo su iniziativa, come ricorda l'epigrafe
incisa sull'architrave del portale laterale destro, del vescovo Pandolfo, monaco benedettino educato a Montecassino al tempo dell'abate Desiderio (1058-1086). (11) L'edificio subì alcuni importanti interventi in età moderna che non ne modificarono tuttavia l'impianto medievale: il presbiterio venne diviso in due ambienti quadrangolari coperti da cupole, nel 1636 fu ricostruita la facciata e tra il 1699 e il 1717 l'interno fu rimodellato in veste barocca. (12)
Gli eventi bellici dell'ultimo conflitto mondiale causarono gravi danni a gran parte del centro storico della città campana; una sequenza di tre bombardamenti dell'aviazione anglo-americana del 6, 16 e 22 ottobre del 1943 ridussero in macerie le strutture della cattedrale, dell'episcopio e del seminario, come testimoniato da fotografie dell'epoca, lasciando integro solo il campanile. (13) Alla fine del conflitto si decise subito di ricostruire l'edificio, affidando l'incarico a Roberto Pane, che, per le condizioni precarie delle parti superstiti, decise di non attuare un restauro filologico; egli nella ricostruzione privilegiò la fase storica medievale, proponendo un impianto tripartito con abside centrale, sacrificando i pur cospicui elementi sei-settecenteschi. Tale operazione, venne definita dallo stesso architetto napoletano come il tentativo di rifacimento di una fabbrica distrutta dagli eventi bellici condotto curando l'incontro tra elementi antichi e nuovi, questi ultimi particolarmente evidenti nella facciata porticata. (14)
Nel corso dei lavori di demolizione e ricostruzione delle strutture originarie fu ritrovata una notevole quantità di reperti appartenenti alle varie fasi del monumento, dall'età paleocristiana, già considerate, a quella barocca che nel 1979 venne in gran parte sistemata all'interno di alcuni ambienti sotterranei adiacenti la cattedrale, in precedenza adibiti a ossari, a costituire una raccolta lapidaria. Fra i materiali si distinguono per numero e per qualità una serie di rilievi riferibili al periodo altomedievale, segnalati per la prima volta più di trenta anni fa dallo stesso Roberto Pane (15) e in quegli stessi anni da Francesco Aceto, il quale sottolineandone l'importanza storica se ne riprometteva uno studio specifico, nell'ambito di un lavoro dedicato alla scultura altomedievale della Langobardia minore, poi mai attuato.(16) Lo storico, al quale si devono alcune ricerche sulle testimonianze scultoree di questo periodo nella vasta area tirrenica della Campania e del Lazio meridionale, da Amalfi a Gaeta, sottolineava come risultasse evidente dall'analisi di questa serie di rilievi, il forte legame con la produzione plastica romana di età carolingia; il comune riferimento culturale veniva ribadito dal fatto che tale materiale si trovasse in modo esclusivo proprio nelle principali città poste lungo gli assi viari di collegamento di questi territori con Roma: Formia, Gaeta, Minturno, Sessa Aurunca, Capua sull'Appia e la stessa città di Teano sulla via Latina. (17)
Avendo avuto l'occasione di ripercorrere questi stessi luoghi in occasione della partecipazione al convegno sulla città di Fondi nel Medioevo dell'ottobre del 2013, ho potuto approfondire tali argomenti, estendendo la ricerca oltre che ai materiali scultorei anche alle cospicue testimonianze architettoniche che negli ultimi decenni sono emersi grazie a una serie di scavi archeologici e di restauri svolti a Minturno, Formia e nella stessa città di Fondi. (18) Questi nuovi elementi hanno consentito il recupero di numerosi dati di riscontro a conforto della tesi già in parte emersa dagli studi precedenti e affrontata anche da chi vi parla nel corso della stesura della tesi di dottorato, dedicata all'architettura carolingia nel ducato di Spoleto, nel corso della quale mi confrontai con lunghe e a volte anche vivaci discussioni con Antonio Cadei, che oggi abbiamo il piacere e l'onore di ricordare e che in quell'occasione ebbi alla mia guida in qualità di tutor. (19)
Vediamo ora di presentare più nel dettaglio i singoli pezzi della raccolta lapidea nella quale si contano complessivamente più di una ventina di frammenti approntati per l'arredo liturgico dell'edificio religioso; sotto questo aspetto il lapidario della cattedrale di Teano può essere giudicato come una fra le più importanti collezioni di rilievi altomedievali, se non forse la più importante insieme a quella della vicina città di Capua, (20) dell'intero territorio campano; vi si distinguono, fra gli altri: pilastrini, cornici, colonnine con capitelli, architravi di pergula, alcuni plutei di recinzione e, infine, due frammenti di lastre ad arco pertinenti a un ciborio. Il decoro, che si ripete in modo simile ma non sempre univoco su ogni singolo pezzo, è caratterizzato, in tutti i rilievi, da una serie di temi a carattere aniconico-geometrico diffuso nei repertori della scultura carolingia in Italia con inserti di elementi simbolici stilizzati di origine paleocristiana. Alcune differenze nei motivi nonché nella lavorazione e nella resa degli elementi ornamentali, rilevabili in alcuni esemplari della raccolta, sembrerebbero giustificare almeno due fasi cronologiche degli arredi liturgici, il secondo dei quali da assegnare al X secolo, in quanto perfettamente avvicinabile alle principali testimonianze scultoree di questo periodo in Campania, dove si rintracciano sia ornati nastriformi e fito-geometrici di ascendenza classico-bizantina sia elementi ad alveolo di modulo geometrico tipici, invece, della scultura della Langobardia minore, entrambi presenti in questo gruppo di rilievi della cattedrale di Teano; (21) i pezzi in questione, meno della metà di quelli assegnabili al periodo carolingio, non saranno oggetto di approfondimenti specifici in questa sede.

* [Estratto da “Arte medievale”, IV serie -anno VI, 2016, SAPIENZA Università di Roma - Silvana Editoriale; per gentile concessione dell'autore]

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NOTE

(1) Sulla storia di Teano in età antica si rimanda a F. Sirano, Teanum Sidicinum. Contributi per la conoscenza del centro italico dall'Ellenismo al Tardo Antico, in Terra di Lavoro. I luoghi della storia, a cura di L. Mascilli Migliorini, Avellino 2009, pp. 57-79, con ampia bibliografia di riferimento.

(2) La presenza nella città campana di una fiorente comunità cristiana fin dagli inizi del IV secolo è testimoniata da un mosaico databile alla metà dello stesso, con una delle più antiche raffigurazioni dell'Adorazione dei Magi (Teano, Museo Archeologico Nazionale), ritrovato agli inizi del Novecento e appartenente alla tomba di Geminia Marciana (v. R. Calvino, Il mosaico di Teano con la scena dell'Epifania e l'epigrafe di Geminia Marciana, «Rendiconti dell'Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli», LVIII (1983), pp. 317-323; F. Sirano, Mosaico con Adorazione dei Magi, in La rivoluzione dell'Immagine. Arte paleocristiana tra Roma e Bisanzio (cat. della mostra, Vicenza, 8 settembre-18 novembre 2007), a cura di F. Bisconti e G. Gentili, Milano 2007, pp. 192-193.

(3) F. Lanzoni, Le diocesi d'Italia. Dalle origini al principio del secolo VII (an. 604) («Studi e testi», 35), I, Faenza 1927, p. 186; A. Parente, s.v. Teano-Calvi, in Dizionario storico delle diocesi: Campania, a cura di S. Tanzarella, Palermo 2010, pp. 629-637; sulla storia della diocesi e la sede della cattedrale nel primo periodo medievale vedi da ultimo anche R. Fontanella, Teano longobardo-normanna. Evidenze architettoniche cittadine: gli esempi di San Benedetto, San Paride ad Fontem e la cattedrale, «Rivista di Terra di lavoro. Storia cultura società. Bollettino ufficiale dell'Archivio di Stato di Caserta», IX (2015), pp. 1-36: 11-19 (http://www. rterradilavoro.altervista.org/).

(4) V. in proposito L. Duchesne, Les évêchés d'Italie et l'invasion lombarde, «Mélanges d'Archéologie et d'Histoire», XXIII (1903), pp. 83-116, e XXV (1905), pp. 365-399. Sulla formazione e scomparsa di gran parte delle sedi vescovili in Campania fra il periodo paleocristiano e le incursioni longobarde della fine del VI secolo vedi inoltre E. Savino, Campania tardoantica (284-603 d.C.), Bari 2005, pp. 309- 315. Sulla complessa situazione venutasi a creare in questi territori in seguito alle conquiste dei Longobardi vedi F.

Marazzi, Una valle italiana fra tarda antichità e alto medioevo: il tessuto insediativo rurale nella valle del Volturno (Molise-Campania) fra IV e XII secolo. Prospettive di mutamento nella “longue durée”, in Civitas Aliphana. Alife e il suo territorio nel medioevo, a cura di F. Marazzi, Cerro al Volturno 2015, pp. 103-144: 104-110.

(5) Su tutta la questione v. S. Palmieri, Duchi, principi e vescovi nella Longobardia meridionale, in Longobardia e Longobardi

nell'Italia meridionale. Le istituzioni ecclesiastiche, a cura di G. Andenna e G. Picasso, Milano 1996, pp. 43-100: 51-52, 97-98, con ampia bibliografia, cui si rimanda anche per il riferimento alle fonti.

(6) Marazzi, Una valle italiana, pp. 106-107.

(7) Gran parte dei frammenti sono emersi in seguito agli scavi svolti negli anni Cinquanta del secolo scorso nel corso della riedificazione della cattedrale (F. Sirano, Il culto di Iside nei centri minori della Campania. Un aggiornamento, in Egittomania. Iside e il mistero, a cura di S. De Caro, Milano 2006, pp. 151-155: 152-153).

(8) La lastra tombale, in pietra calcarea locale (cm 123 x cm 52 x cm 3), è stata segnalata per la prima volta da C. Autieri, Produzione plastica in Teano longobarda tra VII e IX secolo, Teano 2011, pp. 4-5 e datata al VII secolo, mentre il pilastrino inciso (cm 90 x cm 19 x cm 20) è stato pubblicato da C. Ebanista, Lastre con decorazione incisa dalla catacomba di S. Gennaro a Napoli, in Incisioni figurate della Tarda Antichità, «Atti del Convegno di studi, Roma, Palazzo Massimo, 22-23 marzo 2012», a cura di F. Bisconti e M. Braconi, Città del Vaticano 2013, pp. 527-545, e giustamente collocata alla metà del VI secolo.

(9) C. Lambert, Un prezioso anello di congiunzione tra tarda antichità ed altomedioevo nel Museo di Nocera, «Apollo. Bollettino dei Musei Provinciali del Salernitano», XXI (2005), pp. 44-58.

(10) Si tratta, fra le altre, di alcune lastre da Napoli (catacombe di S. Gennaro), dal Museo dell'Agro Nocerino a Nocera Inferiore, di un paliotto d'altare nella cripta della cattedrale di Nola nonché di quello conservato nella chiesa di S. Maria del Granato a Capaccio Vecchia (Ebanista, Lastre con decorazione incisa, pp. 529-530, figg. 3a-e).

(11) Il testo dell'iscrizione è stato pubblicato da G. De Monaco, G. Zarone, La cattedrale di Teano, Sorrento 2007, pp. 31-33: «QUICQUID IN HAC AULA PRETII MELIORIS HABE(TUR) / PANDULFI PATRIS STUDIO PARTUM PERHIB(ETUR)».

(12) R. Pane, La ricostruzione della cattedrale di Teano, Napoli 1957; A. Capasso, S. Cavallaccio, La ricostruzione della cattedrale di Teano a opera di Roberto Pane, in Monumenti e ambienti. Protagonisti del restauro del dopoguerra, «Atti del Seminario Nazionale» («Quaderni del Dipartimento di Restauro e Costruzione dell'Architettura e dell'Ambiente», 4), a cura di G. Fiengo e L. Guerriero, Napoli 2004, pp. 417-428: 417.

(13) Un'efficace e toccante descrizione delle desolate condizioni rovinose in cui versava l'edificio religioso è riportata dal canonico A. De Monaco, Glorie nostre: cenni di 15 secoli di storia religiosa da documenti inediti e rinvenimenti archeologici, Teano 1957, p. 109: «Solo il portico di travertino, gravemente lesionato, restò in piedi con la tribuna dell'organo; alcuni giorni dopo durante la notte si abbattette al suolo. Allora apparve uno spettacolo che stringeva il cuore. Dell'artistico edificio non restava che un mucchio di rovine; travi sporgenti, colonne e capitelli sbalzati lontano, pezzi di cornicioni pendenti dalle mura ancora in piedi, sullo sfondo la cupola mutilata, l'arco trionfale solo si profilava nell'aria, accanto mura sgretolate, travi pendenti, nell'interno alla rinfusa calcina, travi, colonne, tegole, capitelli. Non credo che vi sia stato qualcuno che avesse potuto guardarlo senza commuoversi; qualche cosa di molto cara, più di quanto prima credessimo, era perita».

(14) Capasso, Cavallaccio, La ricostruzione della cattedrale di Teano.

(15) R. Pane, Un frammento romanico di Teano, «Napoli Nobilissima», XXII (1983), pp. 235-236.

(16) F. Aceto, Sculture in costiera di Amalfi nei secoli VIII-X: prospettive di ricerca, «Rassegna storica salernitana», n.s., I (1984), 2, pp. 49-59: 54, n. 13.

(17) Id., Aspetti e problemi della scultura altomedievale a Gaeta, «Koinonia», II (1978), pp. 239-269: 247-248. Il censimento e la catalogazione della raccolta di rilievi carolingi di Gaeta sono stati aggiornati recentemente da B. Ciarrocchi, Arredo scultoreo altomedievale e medievale a Gaeta: nuovo contributo su alcuni frammenti inediti degli edifici religiosi, «IV Congresso nazionale di archeologia medievale, Abbazia di San Galgano, Chiusdino (Siena), 26-30 settembre 2006», a cura di R. Francovich e M. Valenti, Firenze 2006, pp. 378-383.

(18) F. Betti, Fondi e il Lazio meridionale: la formazione del Patrimonium Sancti Petri e la diffusione dell'arte carolingia nella regione, in Fondi nel Medioevo, «Atti del Convegno internazionale di studi, Fondi, 17-18 ottobre 2013», a cura di M. D'Onofrio e M. Gianandrea, Roma 2016, pp. 63-78.

(19) Id., Architettura carolingia nei territori del ducato di Spoleto, Tesi di Dottorato in Storia dell'Arte (XII ciclo), Università di Roma 'La Sapienza', Dipartimento di Storia dell'Arte, Roma 2001.

(20) Sulla raccolta di sculture di Capua v. F. Aceto, Sculture altomedievali a Capua, «Napoli Nobilissima», n.s., XVII (1978), pp. 1-13; sulla città in età longobarda vedi da ultimo L.R. Cielo, Capua longobarda: architettura e scultura, in Il popolo dei Longobardi meridionali (570-1076), «Atti del Convegno di studi, Salerno, 28 giugno 2008», a cura di G. D'Henry e C. Lambert, Salerno 2009, pp. 153-181.

(21) Un frammento di pilastrino di questa serie è stato edito da Autieri, Produzione plastica, pp. 16-17, mentre la fotografia di un capitello si rintraccia in Fontanella, Teano longobardo-normanna, p. 15, fig. 15. Per un quadro sintetico della produzione scultorea in Campania fra X e XI secolo si rimanda a: F. Aceto, schede nrr. VII.28-VII.36, in I Longobardi (cat. della mostra, Codroipo, Villa Manin di Passariano – Cividale del Friuli, Palazzo dei Provveditori Veneti - Museo Nazionale, Duomo - Museo Cristiano, Tempietto Longobardo, 2 giugno-30 settembre 1990), a cura di G.C. Menis, Udine 1990, pp. 319-321; V. Pace, Scultura campana di età longobarda, in Il futuro dei Longobardi. L'Italia e la costruzione dell'Europa di Carlo Magno (cat. della mostra, Brescia, Monastero di S. Giulia, 18 giugno-19 novembre 2000), a cura di C. Bertelli e G.P. Brogiolo, Milano 2000, pp. 371-372.

(fine I parte)

Fabio Betti
(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 3 Marzo)

[1]. Teano, cattedrale, lapidario, lastra tombale (foto di Mimmo Feola)

[2]. Teano, cattedrale, lapidario, frammento di lastra ad arco di ciborio (foto di Mimmo Feola)

[3]. Teano, cattedrale, lapidario, frammenti di lastra ad arco di ciborio (foto di Vincenzo Lerro)