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Salviamo l'edicola votiva di Domenico Caldara


Come si presentava prima del degrado (foto di Alfredo Balasco)

 

L'appello è rivolto alle Istituzioni della città di Teano, agli Enti preposti alla tutela del patrimonio artistico e culturale, alle Associazioni locali, a quelle nazionali, in modo particolare ad Italia Nostra e alla sezione UNESCO della provincia di Caserta e a tutti coloro che vorranno contribuire a salvare una preziosa opera pittorica inserita in una edicola votiva nel centro storico di Teano, che allo stato attuale rischia di scomparire a causa di gravi fenomeni di degrado che l'affliggono. Il dipinto fu eseguito da uno dei maggiori pittori dell'Ottocento napoletano, Domenico Caldara, pittore di corte di Re Ferdinando II di Borbone. Segue una breve descrizione del dipinto, una scheda tecnica sulle condizioni attuali dell'opera e alcune immagini fotografiche prima che essa fosse interessata dai gravi fenomeni di degrado che attualmente la stanno distruggendo.
Notizie storiche
L'edicola votiva è posta nella facciata del palazzo appartenuto alla famiglia Geremia Coronel, edificato nell'ultimo quarto del XIX secolo tra l'attuale Piazza Umberto I, il Corso Vittorio Emanuele II e in prossimità della chiesa dell'Annunziata. Una epigrafe in marmo, collocata al di sopra dell'edicola, attesta che essa fu realizzata nel 1884 su committenza della signorina Carmela Geremia Coronel.
Il casato dei Coronel, di ceto nobile, era originario di Bologna e un ramo della famiglia si stabilì nel regno di Napoli. Attualmente il palazzo appartiene agli eredi della famiglia Gaetano Zarone.
L'edicola conserva una bella opera pittorica, realizzata su lastra di ardesia, eseguita dal noto pittore Domenico Caldara, nato a Foggia nel 1814 e morto a Napoli nel 1897.
Il pittore, di origini molto povere, giunse a Napoli giovanissimo studiando presso l'Accademia Reale di Belle Arti di Napoli divenendo allievo dell'artista neoclassico Costanzo Angelini, che fu pittore di corte e sovrintendente del Museo Borbonico. Il Caldara, nel 1884 vinse, con l'opera La sfida tra Apollo e Marsia, il concorso per il pensionato artistico di Roma. L'artista svolse un importante ruolo nell'ambito della pittura ottocentesca napoletana tanto da divenire l'ultimo pittore di corte dei Borbone. Nel 1854 divenne professore presso il Regio Istituto di Belle Arti di Napoli e tra le sue opere più importanti si ricordano: il Giacobbe e il Sacrificio di Abele, che furono acquistate dal Re Ferdinando II e destinate rispettivamente alla reggia di Capodimonte e a quella di Napoli (Il Sacrificio di Abele fu esposto nel 1861 alla Esposizione nazionale di Firenze e poi destinato al Palazzo Reale di Torino, una Gloria di S. Vincenzo Ferreri e un S. Ferdinando di Castiglia, destinati ad adornare la Cappella Reale. Il 24 maggio del 1859 la Regina Maria Teresa d'Asburgo chiamò l'artista alla reggia di Caserta per ritrarre le sembianze del Re Ferdinando II appena defunto. Con la caduta della dinastia borbonica la stella del Caldara si eclissò, ma la sua attività di pittore non ebbe a cessare. Su incarico del marchese Cappelli realizzò nel 1868 un altro grande quadro devozionale, la Madonna del Popolo o della Misericordia, collocato sull'altare maggiore della cattedrale di S. Demetrio dei Vestini (L'Aquila). Nel 1880 il Municipio di Napoli gli commissionò il dipinto “La presentazione della Vergine al Tempio”, collocato sotto la volta della Chiesa di S. Maria della Scala. Altre opere importanti: Le quattro stagioni (Raccolta Vanwiller), Niccolò dei Lapi, La Madonna dell'Icona Vetere, il Profeta Geremia, i restauri a Napoli delle volte della Chiesa di S. Domenico Seriano e della Chiesa di S. Maria, e innumerevoli ritratti nei quali emerge la particolare bravura dell'artista. Tra i ritratti più importanti si ricordano quelli della famiglia Jannuzzi, della famiglia dei conti Spagnoletti, quello dello scultore Tommaso Solari, del Console di Francia a Napoli, Mr. Aimé ma anche quelli di molti nobiluomini foggiani, tra cui Antonio Figliolia e Vincenzo Celentano e il bellissimo autoritratto, del 1858, conservato agli Uffizi a Firenze. L'artista morì a Napoli nel 1897 in assoluta povertà.
Sotto l'aspetto architettonico l'edicola si caratterizza da una cornice continua in stucco di stampo tardo barocco, con modanature lisce e rettilinee, che si incurvano nella parte alta aggettando per meglio proteggere il dipinto collocato nella parte interna della cappellina.
La composizione sacra, di eccellente qualità artistica dai bei colori vivaci e luminosi, raffigura una bellissima immagine della Vergine SS con il Bambino tra le braccia, San Paride, patrono di Teano, che ammazza il serpente con le fattezze di un drago e Sant'Antonio da Padova. L'opera venne eseguita su lastra di ardesia, fissata con staffe in ferro al muro di fondo, utilizzando una tecnica a tempera.
Allo stato attuale il dipinto versa in pessimo stato di conservazione, a causa di un gravissimo fenomeno di degrado della materia pittorica che interessa particolarmente la parte inferiore dell'opera, ove sono del tutto scomparse parti consistenti e importanti della composizione sacra.
La gravità della situazione impone un urgente intervento di restauro che blocchi i fenomeni di degrado in atto, individuandone le cause onde evitare che possano ripetersi in futuro. L'intervento di restauro del dipinto presuppone una spesa contenuta, pertanto ci si augura che le Istituzioni e la cittadinanza tutta si attivino per salvare un'opera che getta lustro al patrimonio artistico della città.
Nel contempo è necessario che la Soprintendenza di Caserta eserciti una doverosa azione di tutela nei confronti dell'edicola per il suo importante valore artistico e culturale, adottando tutti i provvedimenti necessari per scongiurarne la definitiva distruzione. L'edicola votiva, sulla scorta del Codice dei beni culturali e del paesaggio, articolo 11 comma 1, lettera a), è assoggettata alle disposizioni di salvaguardia, quindi sottoposta a tutela da parte del Ministero dei beni culturali. La natura della proprietà dell'edicola, sia essa privata oppure pubblica, non sottrae in alcun modo la Soprintendenza ai propri doveri istituzionali per la salvaguardia del patrimonio culturale, né la comunità locale può permettersi di perdere un pezzo significativo della propria storia e punto di riferimento per la città.

Alfredo Balasco
(da Il Sidicino - Anno XVI 2019 - n. 12 Dicembre)


Madonna con Bambino - Particolare (foto di Alfredo Balasco)