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Il caso del Teatro - Tempio di Teano

Ortofotogrammetria del Teatro-Tempio (foto di Alfredo Balasco)
 

Appare opportuno avanzare alcune riflessioni, in queste giornate calde di agosto, sul caso del Teatro-Tempio di Teano e in generale sulla situazione di abbandono dei Beni Archeologici della Campania Settentrionale, che investe particolarmente alcune aree e complessi monumentali antichi di eccezionale valore scientifico e culturale. A mio modesto avviso, tale situazione si è acuita successivamente alla recentissima riforma del MiBCAT, che ha determinato la soppressione di molti uffici periferici delle Soprintendenze Archeologiche campane: tra essi, infatti, non appare più quello di Teano che era preposto alla tutela di un vasto territorio della Campania settentrionale che si spingeva fino ai confini con il basso Lazio. La competenza della soppressa Soprintendenza Archeologica includeva anche il Museo Archeologico Statale dell'antica Teanum Sidicinum, eccezionale per i contenuti dei materiali archeologici in esso esposti e inserito in uno splendido complesso monumentale tardo angioino fatto edificare dalla potentissima famiglia dei Marzano intorno al 1379. Allo stato attuale, con la soppressione dell'ufficio il Museo è entrato a fare parte del Polo Museale della Campania a cui è stata aggiunta, in modo alquanto singolare e in seguito ne spiegherò le ragioni, anche l'importante area archeologica del Teatro-Tempio di Teano.
Ritengo che sia importante precisare che il Teatro-Tempio di Teano, uno dei più grandi della Campania e dell'Italia antica nonché pietra miliare per lo studio del teatro di tipo romano, fu edificato in età tardo repubblicana alla fine del II sec. a. C., secondo una architettura scenografica articolata su tre terrazze artificiali di forte impatto monumentale. Il complesso si distingue per il suo carattere unitario e per la perfetta assialità tra il Tempio, collocato sulla terrazza più elevata, e la cavea teatrale sottostante all'area sacra.
L'intero impianto architettonico si pone all'avanguardia per unicità delle soluzioni costruttive adottate nel panorama degli edifici teatrali di tradizione ellenistica in ambito italico.
In età augustea il teatro beneficiò di interventi tesi alla monumentalizzazione dell'edifico scenico e all'adeguamento della cavea secondo i principi dell'architettura teatrale romana. Per tale occasione, infatti, la cavea attraverso l'inserimento dei tribunalia si saldò agli analèmmata e fu ricostruita la scaenae frons, con l'impiego di una raffinata decorazione architettonica completamente in marmo.
Durante il principato di Settimio Severo, intorno al 205 d. C., l'intero organismo teatrale subì una profonda trasformazione con l'ampliamento della cavea teatrale attraverso l'inserimento di due ordini di ambulacri e di un attico colonnato. Per l'occasione venne rinnovata l'intera decorazione architettonica del teatro, che interessò soprattutto l'edificio scenico ove vennero impiegati marmi rari e preziosi. La realizzazione della decorazione architettonica fu affidata a maestranze imperiali altamente qualificate e specializzate, forse provenienti dalla stessa Roma.
Il teatro, danneggiato da un forte terremoto nel IV secolo d. C., fu gradualmente abbandonato e soggetto ad espoliazioni che continuarono, con fasi alterne, fino al X secolo.
Il complesso monumentale, oggetto di varie campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta fin dagli inizi degli anni sessanta del Novecento e continuate con fasi alterne fino alla seconda metà degli anni 2000, si presenta attualmente con la cavea completamente posta in luce, mentre rimangono ancora da indagare le basiliche laterali, una metà dell'edificio scenico, tutta la parte del retroscena e l'area del Tempio soprastante alla cavea, di cui si è appena iniziato lo scoprimento del tempio. Lo scavo ha restituito una quantità incredibile dei marmi della decorazione architettonica della scena, caso unico in Europa per l'eccezionalità di conservazione dei blocchi e per la loro bellezza, tanto da sollecitare una possibile anastilosi degli elevati secondo studi e progetti che hanno coinvolto il prestigioso Istituto Germanico di Roma, funzionari della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta e consulenti esterni.
Da questi brevi dati, appare evidente che l'area archeologica del Teatro-Tempio riveste una importanza scientifica e culturale notevolissima e al contempo manifesta tutta la sua delicatezza sotto l'aspetto della tutela, della salvaguardia, del completamento dello scavo archeologico e della conservazione della decorazione architettonica in marmo proconnesio dell'edificio scenico. Un insieme di fattori difficilmente gestibili non solo sotto il profilo della tutela, ma anche sotto quello economico e gestionale, che impongono al MiBCAT di esercitare un'azione diretta per salvaguardare  questo importante e unico monumento, senza possibilità di delega ad altri soggetti seppure pubblici, inclusi il Polo Museale della Campania e l'Ente Locale, che ritengo non sufficientemente attrezzati in fatto di competenze specifiche verso le aree archeologiche, ove occorrono opportune figure professionali, quali archeologi, restauratori e architetti esperti nelle tecniche antiche, indispensabili per completare lo scavo, il restauro delle murature e dei marmi e per assicurare nel tempo la conservazione del monumento dal degrado.
Ma purtroppo, l'attuale linea di tendenza è ben altra e molto preoccupante per il futuro di questo Teatro, che rischia un declassamento non solo culturale ma anche di funzionalità, sulla scorta di una valorizzazione fuorviante e poco rispettosa dell'antico e avallata da una serie di provvedimenti in corso di attuazione, concordati con atti deliberativi tra il Polo Museale della Campania e il Comune di Teano. Una sorta di resa da parte del Polo Museale della Campania, che impossibilitato a gestire un monumento così delicato e complesso, principalmente per la mancanza di adeguate risorse finanziarie, ricorre all'aiuto dell'Ente locale condividendo con esso addirittura l'azione di salvaguardia, oltre alla normale manutenzione del monumento, pur non avendo il Comune le competenze e le strutture necessarie per tale importante e delicato compito. Ma l'aspetto più inquietante è questa sorta di disgregazione della tutela, apparentemente ancora di competenza dello Stato data l'attuale situazione generalizzata dei Beni Culturali in Italia, in mille rivoli ove il MiBCAT cede il passo alle spinte localistiche, che possono dare luogo a soluzioni gestionali e di valorizzazione improvvisate e pericolose per la stessa sopravvivenza del patrimonio culturale e nel caso specifico di Teano del Teatro-Tempio. Se ciò accadesse si potrebbe verificare, da un lato, la possibile perdita del prestigio culturale del monumento e dall'altro il pericolo di utilizzi impropri del monumento, nel caso che fossero attuate iniziative di valorizzazione non compatibili con l'architettura e con gli importanti resti archeologici: come l'importante crollo dell'edificio scenico e i resti del Tempio. Inoltre, gli attuali flussi finanziari erogati dall'attuale Governo riguardano essenzialmente le grandi aree archeologiche, i monumenti e i musei più redditizi sotto il profilo economico e dei grandi flussi turistici, con la conseguenza che le aree interne, pur dotate di un notevole patrimonio culturale molte volte della stessa importanza, se non di più, di quello dei siti più conosciuti, versano in una condizione di completo abbandono per la mancanza di fondi, che non consente nemmeno di attuare una normale manutenzione ordinaria sui resti antichi, fondamentale per la conservazione nel tempo di quanto si è posto in luce con gli scavi. Tale situazione apre facilmente a spinte non solo di tipo localistico, ma incoraggia e apre a possibili gestioni delle aree archeologiche e dei monumenti da parte dell'imprenditoria privata, in forme più o meno dirette, con la conseguenza, a mio parere, di ridurre il diritto da parte dei cittadini, come previsto dall'art. 9 della Costituzione italiana, di fruire pienamente del patrimonio dei beni culturali della Nazione e dall'altro di considerarli alla stregua di mera merce per battere cassa, come purtroppo già accade in tantissimi siti culturali e musei del Paese.

Alfredo Balasco
(da Il Sidicino - Anno XIII 2016 - n. 8 Agosto)

Cavea del Teatro-Tempio (foto di Alfredo Balasco)
Cavea del Teatro-Tempio (foto di Alfredo Balasco)
Elementi architettonici di età severiana provenienti dalla decorazione dell'edificio scenico (foto di Alfredo Balasco)
Elementi architettonici di età severiana provenienti dalla decorazione dell'edificio scenico (foto di Alfredo Balasco)
Elementi architettonici di età severiana provenienti dalla decorazione dell'edificio scenico (foto di Alfredo Balasco)
Elementi architettonici di età severiana provenienti dalla decorazione dell'edificio scenico (foto di Alfredo Balasco)