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Il complesso del "Loggione" attuale Museo Archeologico

Museo Archeologico - Interno
Statua di musa (fine II sec. a. C.)

Il Museo Archeologico Statale, attualmente inserito nel Polo Museale della Campania, inaugurato il 12 marzo del 2001, ospita al suo interno oltre 1000 reperti archeologici provenienti dalla città e dal suo territorio, frutto delle scoperte avvenute nel corso del XX secolo ad opera di importanti studiosi del calibro di Ettore Gabrici, Vittorio Spinazzola, Matteo della Corte, Werner Johannowsky, Jean Paul Morel i quali condussero importanti scavi che posero in luce necropoli, complessi termali, iscrizioni, monumenti pubblici e aree sacre urbane e extraurbane.
Il Museo ha sede nello splendido edificio tardo gotico, datato alla seconda metà del XIV secolo inserito nel circuito delle mura del castello medievale, noto come Loggione o Cavallerizza. Il complesso, di grande bellezza e importanza architettonica, è preceduto da una facciata caratterizzata da una grande arcata ogivale, che accede ad un atrio che precede uno spazio suddiviso in due navate coperte da una successione di volte a crociera sesto a acuto. L'edificio medievale poggia su precedenti strutture di età ellenistica e romana e le sue funzioni sono spesso variate nel tempo: da Seggio ove si riunivano in assemblea i nobili della città a stalla nel XVIII secolo per i cavalli delle più importanti famiglie di Teano, a scuola nella parte superiore del complesso, a cinema e infine a sede museale. Audace per la soluzione di raccordo tra due diversi livelli della città medievale, si distingue attualmente come esempio moderno di contenitore della pregevole collezione archeologica, ma anche come sintesi esemplare della storia della città.

IL MUSEO – ITINERARIO DI VISITA
L'itinerario di visita inizia dal monumentale atrio dalle grandi volte a crociera a sesto acuto, ove sono posti alcuni monumenti provenienti dalle necropoli romane collocate lungo le principali vie d'accesso alla città (via Latina e le vie ad Allifas e ad Suessam). In posizione centrale e scenografica all'atrio è esposta una bellissima scultura tardo ellenistica in marmo pentelico proveniente da un edificio termale in località “Trinità”. La statua priva delle braccia e della testa si caratterizza per l'elegante torsione del busto e l'andamento a spirale della figura. Lo stile, l'eleganza del panneggio e la composizione a blocchi sovrapposti delle parti anatomiche richiamano l'arte delle officine cicladiche, in particolare Delo.
Superato l'atrio si entra nel bellissimo spazio suddiviso in due grandi navate, coperto allo stesso modo dell'ingresso da ampie volte a crociera a sesto acuto, iniziando l'itinerario di visita con la cartografia storica e moderna del territorio e con le prime presenze umane ad iniziare dal Paleolitico Medio per poi proseguire con materiali ceramici in impasto con decorazioni in stile cosiddetto appenninico e vasi miniaturistici oppure a ceramiche da mensa in bucchero provenienti da stipi votive, tra l'VIII e VI secolo a.C., connesse a culti ubicati presso fonti o corsi d'acqua. Le due sale successive contengono i bellissimi materiali provenienti dai grandi santuari dei Sidicini: Loreto e Ruozzo.Tra i materiali spiccano le divinità venerate nei due santuari e in modo particolare la dea Popluna principale divinità dei Sidicini. In particolare, risaltano le statue in terracotta della dea materna e guerriera, protettrice del popolo e dei fanciulli nonché una splendida testa con polos del V secolo a.C.
Di particolare interesse appaiono i materiali architettonici provenienti dal santuario di fondo Ruozzo, ubicato nell'area di uno dei villaggi sidicini, caratterizzati da pilastri coronati da singolari capitelli arcaici in uno stile ibrido tra l'eolico e lo ionico con un fiore di loto tra le volute. Al tetto dell'edificio appartengono le splendide antefisse con testa femminile entro un fiore di loto, alternate a teste di Gorgone. Notevole l'anfora attica a figure nere (circa 510 a.C.) con scena dionisiaca, mentre al centro della sala è posta una splendida statua in terracotta attribuita alla divinità titolare del santuario della fine del VI secolo a.C. La statua reca un porcellino nella mano destra e indossa un mantello e una veste a pieghe. Allo stesso modo appaiono straordinarie le statue di terracotta, che portano sulle spalle fanciulli, abbigliati con una corta tunica, oppure corsetto, che lascia i genitali scoperti. A queste sculture si aggiungono teste con elmi di vari tipi, busti di guerrieri in nudità eroica e altri con armi e il cinturone di tipo sannitico.
Oltre le sale dei santuari si apre la sezione delle necropoli contenenti i corredi più significativi delle necropoli di Torricelle, Masseria Ilei e di Settequerce, che restituiscono aspetti significativi relativi alla vita e alla condizione sociale del defunto. I corredi tombali delle donne sidicine recano ornamenti in oro, gioielli in argento e bronzo e i contenitori per unguenti e altri accessori per il trucco e sono completati dai vasi per le derrate alimentari e vasi di ceramica fine. Per gli uomini i corredi si caratterizzano per la presenza delle armi e del cinturone in bronzo di tipo sannita e si contraddistinguono anche per i servizi di vasi per il banchetto: anfore vinarie, anche d'importazione greca, grandi crateri, vasi di bronzo, bruciaprofumi, filtri, strigili, ecc. Le sepolture imitano le tombe a camera, con lo spazio interno articolato in pilastri che delimitano piccole nicchie sormontate da architravi su cui poggia la copertura a doppio spiovente.
Passando attraverso una passerella trasparente in vetro, dalla quale è possibile ammirare i resti di una domus, con quartiere termale, che ha preceduto l'edificio medievale, si giunge alla sala 5 della seconda navata, dedicata alla città e alla romanizzazione del territorio. Alla fine del IV secolo a.C. l'abbandono dei villaggi e delle necropoli corrispose alla fondazione della città di Teanum Sidicinum. Nella sala vi sono alcune tombe scavate nelle località Gradavola, Campo Faio e Orto Ceraso, che offrono un nuovo quadro della società sidicina alla luce della urbanizzazione dovuta all'abbandono dei villaggi. Un altro risvolto si ebbe nella mutazione del rito funerario, l'inumazione tipica delle popolazioni osche, fu sostituita dall'incinerazione, usanza tipica del popolo romano, e si diffuse l'uso della lingua scritta in una società aperta e dinamica in cui tra il II e il I secolo a.C. vengono utilizzati sia l'osco, sia il latino. Nella necropoli di Orto Ceraso l'alto livello sociale dei defunti viene evidenziato da magnifiche stele in tufo a forma di tempietto all'interno del quale è rappresentato l'estinto; al di sotto della stele è collocato il cinerario dello scomparso.
Al centro della Sala 6 è collocato un mosaico a tessere bianche e nere proveniente da una casa scoperta lungo l'attuale viale Ferrovia (fine I secolo a.C. – inizi I secolo d.C.); alcuni ritratti in marmo di personaggi eminenti della città provenienti da abitazioni e edifici pubblici della città imperiale. L'esposizione prosegue in quattro settori distinti: la produzione della ceramica ellenistica e la forma della città romana; la documentazione epigrafica della città romana; il periodo tardo antico; il territorio in età imperiale. Tra i materiali più notevoli esposti nella sala vi è un bellissimo erote (Amorino) proveniente dall'edificio termale in località Santa Croce, una statuetta gemella dagli scavi Woolley – Gabrici del 1908 si trova oggi al Museo Barracco a Roma. Nella sala è esposto, inoltre, il mosaico proveniente dalla necropoli in località S. Amasio posta lungo l'antica via per Alife, dove fu rinvenuto agli del Novecento all'interno di un mausoleo della potente gens Geminia. Il mosaico commissionato da Geminia Felice verso il 350 d.C., rappresenta la più antica raffigurazione dell'Epifania su mosaico sino ad oggi conosciuta.
Passando all'ultima sala, la 7, si possono ammirare i stupendi materiali provenienti dal teatro, uno degli edifici più rappresentativi della grandezza della città e del suo rapporto diretto con il potere imperiale. Il teatro edificato alla fine del II secolo a.C. era inserito in un complesso sacro in rapporto scenografico con un tempio in posizione assiale rispetto alla cavea. Il teatro fu notevolmente ingrandito e rinnovato per volontà degli imperatori Settimio Severo e Gordiano III, ampliando la cavea con l'inserimento di una galleria esterna e rifacendo totalmente l'edificio scenico con l'impiego di marmi preziosi e una decorazione architettonica di notevole grandiosità. Della fase tardo ellenistica sono esposti: una statua in tufo che rappresenta Giove con l'aquila; un capitello a sofà in tufo; una mensa di altare in pietra calcarea con iscrizione in osco riportante una dedica da parte di un locale tribuno della plebe ad Apollo. Sono esposte lastre di rivestimento, elementi architettonici dell'edificio scenico e trapezofori (basi per tavoli) in marmo bianco appartenenti alla decorazione architettonica del I secolo a.C. Ritratti e statue in marmo pentelico impreziosiscono l'esposizione, esse furono utilizzate per decorare l'edificio scenico del III secolo d.C. Tra le sculture spiccano: le statue ideali di divinità (Venere, il fiume Nilo, il fiume Tevere, un rilievo funerario con cavaliere successivamente riutilizzato, forse, come Dioscuro, una bella testa di Dioniso giovinetto); la statua femminile con cornucopia, la statua femminile panneggiata; la statua femminile panneggiata nel tipo dell'Orante, statua femminile nel tipo dell'Offerente, una Kore arcaizzante, un torso maschile; tra i ritratti risaltano la testa di Giulia Mamea, la testa colossale dell'imperatore attribuita al periodo della Tetrarchia, ma derivata da una precedente lavorazione di un ritratto più antico a sua volta modificato per rappresentare un imperatore del IV secolo.

Alfredo Balasco
(da Il Sidicino - Anno XIII 2016 - n. 6 Giugno)

Particolare di trapezoforo dal teatro romano di Teanum Sidicinum (fine II sec. a. C. inizi I sec. a. C.)
Corredo bronzeo da banchetto (necropoli in loc. Settequerce, IV sec. a. C.
Capitello di pilastro dal santuario Ruozzo (VI sec. a. C.)
Statua con cornucopia (inizi I sec. d. C.)
Fibula e collana in oro (necropoli in loc. Gradavola, fine IV sec.a. C. inizi III sec. a. C.)
Testa femminile di età augustea