L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Alfredo Balasco
 
 

A proposito della chiesa di S. Benedetto

Lettera aperta a S. Ecc. Mons. Arturo Aiello
 

Eccellenza, sappiamo bene quanto a Lei stia a cuore la cultura nelle sue varie sfaccettature e complessità e quanto tenga alla nostra Teano, illustre per il suo passato storico come poche città della Campania antica, ricca di monumenti che spaziano su un vasto orizzonte cronologico, tra i quali si distinguono numerosi complessi religiosi e chiese di notevole interesse architettonico.
La città, particolarmente tra il tardo antico e l'alto medioevo svolse un ruolo di grande importanza, anche come sede vescovile, tra le prime della Campania, ed anche sotto l'aspetto politico e militare in quanto prima gastaldato longobardo, sotto la dipendenza di Capua, e poi di contea nella seconda metà del IX secolo. Il suo ruolo di capitale della contea, tra il IX e X secolo, la sua posizione strategica, le sue mirabili fortificazioni la resero uno dei centri più vitali e sicuri della Campania.
Una preminenza avvalorata dalla presenza di una cospicua e importante comunità monastica benedettina, che scelse Teano come rifugio all'indomani della distruzione dell'abbazia di Montecassino, nell'883, ad opera delle feroci orde Saracene provenienti dal ribàt ubicato alla foce del Garigliano. I monaci, nel trasferimento a Teano portarono con loro quanto riuscirono a salvare dall'immane tragedia, documenti, suppellettili e oggetti di valore.
Durante il soggiorno a Teano, la maggior parte dei documenti andò distrutta da un incendio improvviso nell'896, provocato da cause ignote, sviluppatasi nel monastero benedettino.
L'episodio è riportato nella Chronica Monasterii Casinensis, nell'incendio andò, inoltre, persa la Regola autografa di San Benedetto.
Tale monastero, ancora oggi ben individuato, era ubicato nella parte nord occidentale della città medievale, all'interno delle mura dell'acropoli preromana dei Sidicini, e di esso oggi ne rimane solo la bella chiesa, da decenni in restauro e quasi sempre chiusa ai fedeli e al pubblico.
La chiesa, uno dei più interessanti esempi di chiesa preromanica in Campania, insiste su di un'area ricca di materiali di spoglio, tra cui una iscrizione dedicatoria a Staia, sacerdotessa di Cerere.
L'impianto della chiesa è a tre navate, con la centrale molto più ampia delle laterali e separata da esse da colonne sormontate da arcate a tutto sesto terminanti in altrettante absidi. Le colonne, in numero di dodici, sei per ogni navata, con i rispettivi capitelli, provengono da edifici di età romana.
L'abside centrale, più ampia delle laterali, conserva importanti affreschi, probabilmente del X-XI secolo, in parte coperti, nella parte alta del catino absidale, da strutture pertinenti all'attuale palazzo Broccoli, che si appoggia alla parete della navata nord della chiesa. La chiesa risulta orientata ad est, secondo una scelta tipicamente alto medievale, disponendosi a ridosso delle mura dell'acropoli della città preromana..
Sebbene non è ancora del tutto chiaro se l'attuale chiesa, riportata nelle sue forme medievali da un recente ma discutibile restauro, sia cronologicamente da collocarsi al periodo carolingio ottoniano, oppure da inserirsi, come sembra da alcuni suoi elementi architettonici e decorativi, nel quadro generale di rinnovamento culturale desideriano-cassinese, che costituì una vera e propria rinascenza nel campo delle arti e dell'architettura ecclesiastica. L'edificio conserva almeno due fasi edilizie al suo interno e nei motivi architettonici e decorativi della facciata, che andrebbero studiati con molta attenzione, congiuntamente al notevole materiale antico in essa riutilizzato.
Da questa breve descrizione appare evidente l'importanza della chiesa nel quadro degli edifici a pianta basilicale di Terra Lavoro, costituendo, anche se scarsamente conosciuta, una pietra miliare nello studio dell'architettura d'età longobarda. La rilevanza storica della chiesa fu rimarcata, qualche anno fa, in una memorabile giornata di studio dedicata al cronista Erchemperto, originario di Teano, destando viva commozione nell'animo di Dom Faustino Avagliano, archivista di Montecassino e celebre studioso benedettino, che volle visitare il monumento per i suoi forti legami con la storia dell'abbazia cassinese. Ci preme ricordare che la chiesa di San Benedetto fu una delle poche rimaste integre dal devastante e terribile bombardamento alleato del 1943, che provocò lutti e distruzioni immani alla città di Teano, e quindi ancora più preziosa per avere conservato intatta l'architettura di chiesa alto medievale.
Appare, quindi, necessario avviare una azione concreta di valorizzazione e conservazione di tale illustre monumento e non relegarlo, come oggi accade, a contenitore di iniziative saltuarie e poco significative sotto il profilo culturale. A tale proposito, sembra che di recente si sia pensato di utilizzare la chiesa come sede locale degli scout, una destinazione, a nostro modesto avviso, poco consona all'importanza e al prestigio del monumento, votato a ben altre funzioni, e preoccupante anche sotto il profilo della sua conservazione e della sua fruibilità da parte dei fedeli e dei cittadini. Eccellenza, San Benedetto per la sua storia e bellezza architettonica costituisce una vera gemma nel panorama del patrimonio della Diocesi di Teano-Calvi e per queste sue indiscutibili peculiarità andrebbe aperta al pubblico, agli studiosi e a manifestazioni di alto profilo culturale. Essa potrebbe divenire un polo attrattore per molte iniziative, nonché sede distaccata, pensiamo ad un possibile lapidario, del costituendo Museo Diocesano. La invitiamo, quindi, confidando nella sua sensibilità di uomo di grande cultura, a favorire un uso del monumento più consono alla sua valenza storica e architettonica, promuovendone una adeguata valorizzazione e fruizione per la città tutta e per i visitatori esterni.

Alfredo Balasco, Martino Amendola e Vincenzo Lerro (Soci di Italia Nostra)
(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 12 Dicembre)