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La Casina

Durante i lavori di restauro della Casina sono venuti alla luce importanti elementi riguardanti la storia e l'architettura della facciata medievale, immediatamente colti dall'attento occhio dell'arch. Alfredo Balasco. Di seguito riportiamo un suo prezioso contributo.
 

Avevano ragione coloro che s'impegnarono nella battaglia civilissima per salvare “l'insignificante Casina”, costruzione di modestia architettonica, ma comunque d'interesse urbanistico, per la sua particolare collocazione all'interno della Piazza Umberto I, e storico in quanto legata alle vicende politiche della città nel corso del Novecento.
Al momento della costituzione del comitato cittadino in difesa del piccolo edificio, coordinato dall'arch. Vincenzo Lerro, non mancarono feroci critiche, derisioni e attacchi provenienti dal mondo politico e da una parte dell'intelligenza locale ed istituzionale.
Si riteneva assurdo che per salvare un così modesto edificio si rinunciasse alla realizzazione di un progetto, finanziato dalla Regione Campania, tendente a dare maggiore “visibilità” al Museo Archeologico attraverso l'esecuzione di un accesso in acciaio e vetro e di una rampa faraonica di raccordo tra la piazza e il Museo.
Il progetto proponeva una soluzione invasiva poco rispettosa dell'impianto urbanistico della piazza e delle sue singole componenti architettoniche e di arredo urbano, tanto da prevederne la sostituzione della bella pavimentazione in blocchi di basalto.
Ma il miracolo avvenne, il progetto venne bocciato dal Soprintendente ai Beni Architettonici di Caserta, che ne ridimensionò drasticamente l'ambito d'intervento, limitandolo ad un restauro conservativo della “Casina” e a quello del basolato della Piazza Umberto I.
Già questo risultato sarebbe stato sufficiente a dare ragione a quel sparuto gruppo di cittadini che si batterono per una giusta causa, ma nulla faceva presagire che il loro impegno, appena dopo pochi giorni dall'inizio dei lavori di restauro della “Casina”, diventasse un vero trionfo per le ragioni che mi accingo ad illustrare.
Durante la spicconatura degli intonaci del fronte della “Casina” che prospetta sulla Piazza Umberto I, sono venuti alla luce cospicui e importanti resti della facciata medievale dell'edificio, costituiti da significativi elementi architettonici che inducono ad ipotizzare che questo corpo di fabbrica costituisse una sorta di vestibolo per accedere all'area interna del castello.
In particolare nella parte bassa della facciata sono venute alla luce due arcate, di diversa ampiezza e leggermente a sesto acuto, con cunei costituiti da blocchetti in tufo, separate da un pilastro poligonale, forse a pianta esagonale, in origine rivestito da intonaco chiaro e ancora in buona parte inglobato nella muratura di tamponatura.
L'arcata di sinistra è stata parzialmente tagliata dalla finestra balconata d'età moderna.
Appare evidente che in origine le due arcate fossero libere lasciando presumere una sorta di portico d'accesso al castello. Al momento non è chiaro come l'edificio fosse articolato all'interno e come si collegasse al Palazzo del “Loggione”.
Da una prima analisi di tali elementi e in via del tutto preliminare si può proporre, in attesa di elementi più certi che potranno emergere dalla continuazione dei lavori, una datazione tra il XIV e XV secolo, quindi pressoché contemporanei all'edificazione del “Loggione” nel 1370.
Inoltre, nella parte alta della stessa facciata, come già evidenziato da Martino Amendola, si sono rinvenute le feritoie per l'apprestamento della difesa con l'impiego di fucili, aggiunte probabilmente alla fine del XVI secolo, quando l'intero palazzo venne restaurato dai Carafa.
Sarebbe opportuno, a questo punto, revisionare l'attuale progetto onde consentire una adeguata valorizzazione dei nuovi e importanti elementi acquisiti.
Essi, infatti, costituiscono, da un lato, un ulteriore elemento d'attrazione verso il Museo Archeologico e dall'altro rendono più prezioso e qualificato lo spazio della Piazza.
Mi piace concludere ricordando che i Centri Storici sono importanti per la loro complessità storica e stratigrafica e ciò che sembra apparire banale e di scarsa rilevanza realmente non lo è quasi mai.
Molte volte pochi centimetri d'intonaco possono conservare al di sotto di essi veri tesori di storia, di architettura e d'arte e prima d'intraprendere qualsiasi iniziativa mirata alla trasformazione o molto peggio alla eliminazione delle preesistenze è sempre opportuno conoscere la vera essenza delle cose.

Alfredo Balasco
(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 6 Giugno)