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La basilica di San Benedetto e la “lettera aperta” al Vescovo
 

A proposito della chiesa di S. Benedetto, e della “lettera aperta” a S. E. Mons. Arturo Aiello Vescovo di Calvi e Teano”, di Balasco, Amendola e Lerro, pubblicata sullo scorso numero, nell'aderire al grido d'allarme per l'uso improprio e inadeguato di un bene così rilevante, che espropria del diritto a goderne una intera comunità, colgo anche l'occasione per fornire alcune precisazioni storico-architettoniche, su quella che è stata la fase culturale benedettina tra l'VIII e IX sec. d. C. e cioè in epoca predesideriana, in Terra Laboris.
Quanto detto mi porta ad affermare che l'attività monastica dei benedettini, in Teano, è da ascrivere tra la prima metà del IX sec. ed il primo ventennio del X sec. e precisamente ricadente in quel periodo storico, detto carolingio-ottoniano (VIII-X sec.) che corrisponderebbe esattamente alla fase gastaldale e poi comitale della Teano longobarda. Ebbene i dati cronologici, espressi da fonti storiche, testimoniano che la comunità benedettina teanese acquistò spessore cultuale e politico tanto rilevante che, nell'857, a capo della Diocesi, vi era l'abate della stessa comunità, il vescovo Ilario. Cenobio con annessa chiesa dovevano essere stati già precostituiti altrimenti non avrebbero potuto accogliere, nelle loro strutture recettive, nell'883, i monaci fuggiti dallo scempio saraceno perpetrato ai danni dell'abbazia di Montecassino. La cella teanese, nell'891, sotto la reggenza dell'abate Rogemprando, subì un incendio che distrusse la schola cenobitica di S. Benedetto, mentre un secondo incendio, quello dell'896, che distruggerà anche la chiesa, ridusse i cinquanta monaci a vivere in un angolo dell'Episcopio teanese ( Leone Ostiense, Chronicon, Liber I, cap. 46-47-52). I problemi politici, economici e religiosi che videro protagonisti i conti di Capua Landolfo I e Atenolfo II e l'abate capuano Giovanni, investirono anche il cenobio benedettino teanese. Infatti morto l'Abate Leone, nel 915, viste le disperate condizioni in cui vivevano i cassinesi, in quel di Teano, la congregazione fu traslata a Capua (G. Stoffolini, La contea di Capua.Libro II (A. 900-949 ), cap.IX).
Orbene, considerate e giustificate cronologicamente le fasi che hanno segnato l' evoluzione diacronica della vita monastica benedettina teanese, è facilmente collocabile, in ambito architettonico, l'origine basilicale della chiesa di S. Benedetto. Essa è ascrivibile al periodo architettonico preromanico ed in modo più specifico all'arte ed architettura longobarda e cioè a quel filone architettonico ben caratterizzato e propagandato dall'ordine benedettino e fondato sulla tradizione tardo-romana e paleocristiana, rielaborata in soluzioni murarie che si avvalgono, per le decorazioni, di materiale di spolio e nel caso in questione, molto probabilmente, da materiale lapideo proveniente dal tempio di Cerere, tempio su cui venne edificato il complesso monastico teanese.
Per cui nell'odierna fattezza strutturale di XI sec., vi si legge una chiara tipologia architettonica preromanica, contraddistinta da un impianto a tre navate, terminanti con rispettive absidi e relativo colonnato, tipologia mai tralasciata in Campania, durante il lungo periodo della dominazione longobarda e che trova un'ampia diffusione nell'Italia meridionale proprio a partire dall'età carolingia-ottoniana. La struttura originaria della basilica teanese è da leggersi soprattutto nella navata centrale e nella facciata, priva di un nartece. Inoltre l'impianto basilicale teanese, a matrice paleocristiana, senza transetto, è ascrivibile agli schemi planimetrici preromanici delle originarie configurazioni spaziali delle chiese benedettine di S. Angelo in Formis, la Cattedrale di Sessa Aurunca e il Duomo di Caserta Vecchia. Da qui le basi per la trasformazione architettonica della basilica teanese effettuata negli anni 70 dell'XI sec., in cui si avverte una variante architettonica, tipica dell'area casertana, derivante della fusione tra la precedente cultura carolingia-ottoniana e il modello basilicale introdotto da Desiderio. Dunque nel ritmo delle sue proporzioni, nella sua semplicità e chiarezza, per la soluzione in facciata, di due monofore, la basilica teanese è da riportarsi a S. Angelo in Audoaldis, in Capua, il cui impianto odierno è frutto di una trasformazione effettuata dopo il 1073, poco tempo dopo la dedicazione di S. Angelo in Formis.
Così come le chiese sopracitate rientrano nell'espansione dell'edilizia sacra cassinese ed in un nuovo corso della storia religiosa e civile che hanno inizio nel 1071 con Desiderio e con la realizzazione della nuova abbazia di Montecassino, cosi è ipotizzabile che, dopo la conquista normanna della Contea longobarda di Teano(1062), in quella particolare temperie storica che vede l'avvio di una fase decisiva di rinascita della società normanna e della Chiesa, proprio a partire da Terra Laboris, si siano attuate consistenti opere non solo per la basilica benedettina , ma anche per la Cattedrale, per S. Paride ad Fontem e S. Maria de Foris, tutte in Teano.
Infine, come si è detto poco sopra, la Basilica benedettina teanese è legata al ricordo di un'antica schola cenobitica, ad uno scriptorium nel quale si iniziò a formare lo storico longobardo Erchemperto, autore della “Istoriola longobarda” per cui la sede attuale della chiesa dovrebbe essere valorizzata e predisposta ad accoglier una mostra permanente di oggetti liturgici antichi manoscritti, volumi, rotoli degli exultet delle comunità latine di IX-XII sec.. Il suggerimento è tratto da una mia visita effettuata all'antichissimo complesso monastico bizantino di S. Caterina, nel Sinai egiziano, in cui, in uno spazio espositivo poco più piccolo di quello della basilica teanese, erano esposti tesori suntuari, di notevole interesse artistico, predisposti in teche ad atmosfera controllata.

(Di seguito elenco gli autori da cui ho tratto conforto per questo mio scritto: F. Corvese, C. Vultaggio, F. Aceto, G. M. Jacobitti, A.M. Romano, G. Torriero Nardone, M. Marazzi, S. Gai G. Albertoni, Marc. Rotili, I. Di Resta)

Carmen Autieri
(da il Sidicino - Anno X 2013 - n. 2 - Febbraio)