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A proposito di revisionismo storico

 

Non è nostra intenzione addentrarci in un campo così controverso quale fu la guerra Italiana del 1860, né sapremmo dirvi, con cognizione di causa, se essa fu una guerra di occupazione, o di liberazione. Certo è che essa ritagliò nel quadro europeo un giusto posto, ad una aspirazione Nazionale, quella Italiana, che per troppo tempo aveva dovuto battere il passo. Anche se oggi, si rimettono in gioco, con un giusto revisionismo storico, molte certezze che una storiografia post – risorgimentale ha sempre esasperato minimizzando le forti difficoltà di integrazione fra Nord e Sud. La prova è che a distanza di un secolo si continua a parlare di questione meridionale, proprio perché sotto il profilo culturale e sociale il meridione resta una realtà ben definita e distinta dal resto della Penisola e dell'Europa stessa. Diversità culturale che affonda le proprie radici nella nascita di quel Regnum che per settecento trent'anni, ad iniziare dai Normanni fino all'Unità d'Italia, ha dato al meridione d'Italia una sua fortissima identità e collocazione quale Regno fra i Regni.
Ma qui vogliamo soltanto portare a conoscenza dei nostri lettori alcune curiosità nate dall'osservazione di bizzarre cartoline dei primi anni del '900, che certo anch'esse testimoniano il difficile cammino post – unitario percorso dall'Italia.
Se osservate la cartolina qui allegata, la prima cosa che salta agli occhi è l'immagine di un'Italia capovolta. Quale nazione può vantare una forma più caratteristica, e più immediatamente riconoscibile, dello “stivale italiano”? Forse per questo compare in cartolina ad indicare il nostro Paese, insieme ad altri simboli ricorrenti di quel tempo come l'Italia turrita, la bandiera tricolore, i militari, Dante e i padri della patria.
Dunque, all'inizio del secolo scorso i grafici, dovendo raffigurare l'Italia, la rappresentavano capovolta: la punta dello stivale è in alto e la Sicilia, per la lontananza, appare piccola e sfumata tra le nebbie africane. Viceversa, per effetto della prospettiva, il Settentrione è rappresentato in primo piano, nitido e vastissimo. Forse si trattava solo di una trovata pubblicitaria, per attirare l'attenzione, ma riteniamo che l'efficacia di questa immagine stia nel fatto che corrispondesse alla realtà.
Una realtà mai detta apertamente, ma che di fatto tutti conoscevano. L'Italia del primo '900 era appena stata fatta, fatta dai settentrionali e per i settentrionali. Era quindi naturale questa prospettiva dal Nord al Sud.
Essa non corrispondeva alla presunta oggettività della carta geografica, ma alla visione che dell'Italia avrebbe avuto un immaginario osservatore che avesse guardato lo stivale dall'alto di una vetta alpina o, piuttosto, corrispondeva all'immagine che del Paese avevano gli uomini d'affari, molti dei quali, stranieri, che arrivavano in Italia proprio da oltralpe, sbucando attraverso l'allora recente traforo del Sempione.
In questo tipo di rappresentazione si veniva a disporre di uno spazio proporzionalmente assai maggiore per le regioni del Nord, così i grafici potevano indicarvi la rete di comunicazioni, di commerci, di servizi assai più densa rispetto a quella del Sud. Questa immagine dell'Italia capovolta è dunque solo apparentemente bizzarra, essa rileva uno squilibrio reale che, pur attenuato nel tempo, permane ancora.
La cartolina viaggiata qui rappresentata è del 1910, spedita ad una gentil donna Teanese, su di essa sono annotate le battaglie che resero onore ai bersaglieri. Si noti, tuttavia, come nell'Italia meridionale, a distanza di sessanta anni si annoti ancora, a dispetto della riappacificazione fra Nord e Sud, la guerra con il brigantaggio meridionale senza alcuna sensibilità per i tanti contadini soppressi in quel nefasto periodo, che certo briganti non erano.

Carlo Antuono
(da Il Sidicino - Anno XII 2015 - n. 9 Settembre)