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Indice Martino Amendola
 
 

Pace e Guerra

il conflitto in Ucraina
 
 

Di nuovo un conflitto, con il suo osceno strascico di morti e distruzioni, sta divampando alle porte dell’Unione Europea, minacciando seriamente quel fragile e delicato equilibrio politico che per anni ha preservato le regioni europee dalla guerra.
La guerra che sta dilagando in Ucraina, aggredita e invasa dall’esercito russo di Putin, con il suo orrendo corollario di vittime: civili, donne vecchi e bambini in primo luogo, riporta drammaticamente alla mente scene che pensavamo appartenere ad un’altra epoca, consegnate all’album dei ricordi più tragici del secolo scorso, sebbene quotidianamente presenti in altri scenari e in altre regioni del mondo, ove si combatte e si muore senza interruzione da decenni.
L’attacco all’Ucraina, iniziato il 23 febbraio, è un atto criminale di un autocrate contro il diritto internazionale e la sovranità e autodeterminazione dei popoli. E’ un tentativo assurdo e velleitario di riportare indietro le lancette della storia e ripristinare il vecchio ordine del mondo.
Ma la risposta, dell’Unione Europea e del mondo intero, al di là dei sacrosanti aiuti umanitari e sanitari, non può essere in alcun caso quella dell’invio di armi agli ucraini e della corsa al riarmo, al potenziamento degli arsenali di guerra, con un aumento vertiginoso delle spese militari.
Con le armi non si costruisce la pace, si alimenta la guerra invece che fermarla, e senza possibilità alcuna di ribaltare i rapporti di forza tra l’aggressore e l’aggredito, vista l’enorme sproporzione di forze militari in campo. Con ulteriori devastazioni e lutti.
E si rafforza l’esercito dei profughi che a milioni, ormai, fuggono dai martellanti bombardamenti delle città ucraine per salvare se stessi e i propri familiari, riversandosi nei paesi confinanti e là dove possono ricongiungersi a parenti o amici, rappresentando un’immane emergenza umanitaria nel cuore dell’Europa.
Bisogna, al contrario, riportare il tutto alla sua naturale e logica dimensione politica, abbandonando l’insensatezza della violenza e dello sfoggio muscolare, avviando e favorendo pressanti e pervicaci azioni di diplomazia, di mediazione, per il raggiungimento di un cessate il fuoco e l’avvio di negoziati tra le parti, in un quadro di sicurezza comune; aiutate in questo dalle molteplici sanzioni economiche, finanziarie e commerciali già poste in atto dal mondo occidentale nei confronti della Russia e degli oligarchi che sostengono il regime di Putin. Con l’intervento dell’ONU, e meno che mai della NATO, che deve essere assolutamente riformata e riprendere il suo ruolo nel “mantenimento della sicurezza internazionale, la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali” e annullare fino a cancellare la dicotomia amico/nemico, in una trattativa tra le parti garantita in modo multilaterale e generale.
Avendo ben presente che dopo la fine della Guerra fredda e la dissoluzione del Patto di Varsavia, la NATO invece di sciogliersi a sua volta, venuto meno il motivo principale di difesa dalla “minaccia sovietica”, ha modificato il suo ruolo da alleanza difensiva in alleanza offensiva, riconvertendosi in un ruolo di gendarme mondiale sotto l’egida e la regia degli Stati Uniti.
Con una politica di allargamento a Est, ai paesi dell’ex blocco sovietico, cominciata già nel 1997, facendosi beffa delle garanzie data a Gorbaciov e alla sua visione di una “casa comune europea”, in contrasto col parere di eminenti rappresentanti governativi statunitensi che lo consideravano “il più fatale errore della politica statunitense dalla fine della guerra fredda”.
Fino allo stravolgimento del diritto internazionale con l’intervento militare e la guerra, senza l’approvazione dell’ONU, in Iraq, in Jugoslavia, Afghanistan, Libia, Siria, come mezzo di dominio globale e nel perseguimento dei precipui interessi USA. E ora all’invogliare l’adesione dell’Ucraina, in spregio a vecchie risoluzioni che ne prevedevano la neutralità, con la previsione di trasformarla in avamposto missilistico nucleare alle porte della Russia. Cosa che, unita al mancato rispetto degli accordi del 2014 di Minsk, da parte dell’Ucraina, che prevedevano l’autonomia delle regioni del Donbass, dove in otto anni di combattimenti vi sono state oltre 14.000 vittime, nel silenzio generale dei media e della politica europea, ha di fatto innescato la ritorsione militare di Putin.
Solo con la diplomazia e con un’Unione Europea, unita politicamente e con una sola voce, non più supina e subalterna agli interessi americani, della NATO e delle lobby delle armi, autonoma e equidistante dalle altre forze in campo: USA, Cina e Russia, sarà possibile giungere ad un accordo per il cessate il fuoco e per la pace. Dopo la Pandemia non c’era bisogno di quest’altra terribile sciagura che ha dato nuova linfa ai guerrafondai, propugnatori di odio e di violenza; mettendo la sordina a quella che è la vera spada di Damocle che incombe sul Pianeta: il riscaldamento globale.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno XIX 2022 - n. 3 Marzo)


Il canto della pace

Cullandosi sulle onde dell’etere,
passando sopra i monti ed i mari,
vai, vola, colomba di pace,
o mia canzone sonora!
Racconta a colui che ascolta
come è vicina ormai l’era agognata,
di cui oggi vive e respira
l’uomo della tua patria.
Non sei tu sola, vi saranno molte
colombe tue compagne,
v’aspetta sulla soglia lontana
il cuore di dolci amici.
Vola nel purpureo tramonto,
nel soffocante fumo delle officine,
nei quartieri dei negri
e sulle azzurre acque del Gange.

(Anna Achmatova)