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Intitoliamo l’aula consiliare a Luigi Vernoni

nel decennale della sua scomparsa
 
Foto di Vincenzo Lerro
 

Era il 12 marzo del 2011, quando il Prof. Luigi Vernoni ci ha lasciato; 10 lunghi anni trascorsi senza la sua presenza rassicurante e illuminante, senza la sua voce stentorea, senza la fragorosa e contagiosa risata liberatoria e sdrammatizzante a chiusura di delicate e interminabili discussioni nel partito e in Consiglio Comunale.
Oggi il suo ricordo è ancora vivido e presente sebbene, coi tempi che corrono, sembra ormai una figura di un’altra epoca, immersi come siamo in un periodo di gravissima crisi politica e morale, oltre che sanitaria ed economica: un tempo di decadenza etica e civile.
Con la scomparsa dei corpi intermedi della società, con la riduzione dei partiti politici a puri ectoplasmi, meri contenitori di comitati elettorali, con il quotidiano vilipendio delle istituzioni, la degenerazione del ruolo del Parlamento e delle amministrazioni locali territoriali, ridotti a teatrino di avanspettacolo dove imperano becere manifestazioni di politicanti che invece di onorare il proprio ruolo di rappresentanti del popolo, di fautori di programmi e progetti in un leale e anche aspro confronto dialettico, si esibiscono in uno stucchevole gioco delle parti, in perenne campagna elettorale, la mancanza di Luigi e di uomini della sua tempra e consistenza diventa ancora più forte e dolorosa.
E ancora più manifesto e stridente si avverte il contrasto tra la l’odierna classe politica, autoreferenziale, senza alcun rapporto con il proprio elettorato e il territorio, senza contraddittorio alcuno, senza una visione strategica di società e un orizzonte futuro, e la politica incarnata da Luigi Vernoni.
Luigi, professore di italiano e storia negli istituti superiori cittadini, è stato la figura di riferimento politico, carismatica e simbolica, per generazioni di teanesi, con il suo luminoso esempio nella comunità e in Consiglio Comunale. In un quotidiano impegno a favore degli ultimi, dei più deboli, degli emarginati, per una società più equa, inclusiva senza barriere e disuguaglianze, senza sfruttati e sfruttatori.
E’ stato una personalità cristallina, contraddistinta da lealtà, coerenza e rispetto delle idee altrui, unite a una forte umanità, sobrietà, rigore morale e un elevato senso civico e istituzionale, tanto da rappresentare una guida accorta e sicura per tutti: amici, compagni di partito, avversari, amministratori.
Per questo, trascorsi i richiesti 10 anni dalla morte, come da normativa vigente, sarebbe assolutamente doveroso intitolargli l’Aula Consiliare, il luogo istituzionale cittadino per eccellenza, che lo ha visto protagonista, come consigliere e capogruppo del PCI e poi di una Lista civica per 31 anni, dal 1964 al 1995, di un’incessante e incalzante azione sociale e politica con appassionati e lucidi interventi delineando in modo stringente la propria posizione e il proprio pensiero, e a ottenere ascolto, considerazione e rispetto, pur in un consesso dove rappresentava un’esigua minoranza.
Dove ha degnamente rappresentato le istanze e le aspettative dei concittadini e dove ha sempre onorato il ruolo e la funzione istituzionale, con acuto e ferreo rigore critico e di controllo, con la costante ricerca dell’interesse collettivo, senza mai però propendere al gioco delle parti, senza mai fare opposizione per l’opposizione, ma sempre cercando la giusta mediazione, nell’interesse dei cittadini e del paese, tanto che nei momenti difficili, critici, quando tutto diveniva altamente confuso e intricato, si ricercava la sua opinione super partes per sciogliere ogni dubbio.
Sarebbe un giusto riconoscimento ad uno dei figli migliori della nostra comunità, e un auspicio e un incitamento per le nuove generazioni a ripercorrere il suo tragitto di impegno e civismo, così assorbente e lineare.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno XVIII 2021 - n. 3 Marzo)

 
Foto di Vincenzo Lerro
 
Foto di Vincenzo Lerro