L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Martino Amendola
 
 

Vivere la città

 
per un ambiente a misura d’uomo
 
 

È veramente triste e avvilente passeggiare per la Città in queste lunghe giornate estive, così luminose e calde, cercando di svagarsi con qualche amico, fare qualche accenno di conversazione e poi essere costretti a rinunciare e a rintanarsi in fretta e furia in qualche locale, in uno di quei pochi bar accoglienti e gradevoli che, nonostante tutto, ancora sopravvivono, a prendere una bibita, un caffè o, magari, una tisana calmante.
Continuare allora, o meglio, cercare di continuare, smaltita un poco l'irritazione, il dialogo reso problematico e intermittente dalla caoticità del traffico, con un'infinità di auto e moto in transito perenne e con altre in sosta selvaggia in doppia fila, negli incroci e sui marciapiedi, da far pensare di trovarsi non in un picccolo centro, sempre più spopolato e abbandonato, ma in una grigia periferia di una qualsiasi anonima città.
Lo stato d'animo dapprima si acquieta, si mitiga, poi si ammanta di nostalgia facendo riemergere immagini, suoni e voci lontani, spaccati di vita passsata che, pur nelle oggettive difficoltà socio economiche, riportano una Teano ben viva e vitale, dove la convivialità e la frequentazione erano consuete, abitudini consolidate.
Dove, il passeggio quotidiano in gruppi di amici, dopo la scuola e nei giorni festivi, per il piacere di stare insieme e per scandagliare ogni angolo del paese era gioioso e vivificante, dove lo “struscio” serale per il Corso, chiuso alle auto di prima sera, era l'occasione di ritrovarsi tutti, giovani e meno giovani.
Allora, il pensiero torna alle ancora presenti ferite della guerra, agli interi quartieri e ai bei palazzi e monumenti colpiti dai bombardamenti, sempre in attesa di essere risanati e recuperati, alle roboanti immaginifiche e vacue campagne di propaganda elettorale di una classe politica nata dal grembo della Balena Bianca che ha dominato e domina, sotto diverse forme, incessantemente la nostra Città.
Rimanda a sconsolate riflessioni sulla mancanza cronica nella classe dirigente di un progetto di città, di società, di una visione strategica per lo sviluppo e il decollo di un territorio di straordinaria bellezza e potenzialità, ricco di un patrimonio storico e artistico inestimabile, ai numerosi e abortiti Piani Regolatori, al mai attuato Piano di Recupero, al sempre invocato e agognato Parco Archeologico, alla mitica Villa Comunale, alla chimera del Piano parcheggi.
E ai tenaci e accorati interventi di Associazioni e semplici cittadini per la salvaguardia e tutela dei beni culturali, per l'elevazioni degli standard di vita e per il decoro urbano.
Ritornano, allora, prepotentemente alla mente, le parole di un primo cittadino, rivolte come un duro rimprovero a chi stigmatizzava la condizione di degrado e di abbandono del paese, da dipingerlo come uno che “odiava Teano”.
Perché ormai le parole hanno perso scientemente il senso vero, originario, perché nell'uso distorto che i media e i social ne fanno, significano ogni cosa e il loro esatto contrario.
E raccontare e denunciare la condizione in cui versa il paese non può, secondo tale vulgata, che essere opera di uno che odia la città, quando è invece l'esatto contrario: l'attaccamento e lo smisurato amore che porta a dure e dolorose considerazioni, riprendendo in tal senso una sconsolata affermazione di un grande critico cinematografico che a proposito del suo presunto pessimismo specificò in tal modo: “Non sono pessimista per natura, ma perché amo tanto la vita e la vedo purtroppo così ridotta, così svilita che ne rimango rattristato e amareggiato”.
Lo svilimento in questi casi è duplice: personale e oggettivo per le condizioni in cui versa il paese e per la consapevolezza che, purtroppo, ai proclami, alle parole, non seguono mai i fatti.
Nonostante il susseguirsi di varie e variegate compagini amministrative, diverse negli intenti e nelle aspettative generate, ma simili nelle risultanze, nulla è mai cambiato, la vita quotidiana è andata avanti per pura inerzia e il paese sta lentamente perendo per consunzione.
Eppure, basterebbe semplicemente tener fede a qualcuno dei tanti propositi sbandierati ai quattro venti, trascritti in tanti programmi elettorali fotocopia, deliberati con nebulosi atti d'indirizzo, sottoscritti in illusorie convenzioni.
Al riguardo basti solo accennare, tra le tante emergenze, alle seguenti questioni irrisolte che, se trovassero un minimo di attenzione e di riscontro, potrebbero dare il senso di un'inversione di marcia e di ritrovata fiducia per cominciare a rendere vivibile, decorosa e a misura d'uomo la nostra Teano: i parcheggi; la villa comunale; la riqualificazione dell'area di S. Maria La Nova.
I Parcheggi: il vero tallone d'Achille di una città collinare, cresciuta sregolatamente attorno al centro storico, frutto della sedimentazione delle varie civiltà succedutesi, ma riconducibile principalmente al classico impianto urbanistico medievale, con palazzi addossati, stradine strette, vicoli, slarghi e piazze.
Dove non possono prefigurarsi interventi per la realizzazione di parcheggi, garage o box e dove dovrebbe essere assolutamente istituita e vigente la ZTL.
Ma che, invece, nella mancanza di un minimo di regolamentazione del traffico è vissuto come un vero e proprio parcheggio a tempo illimitato, soffocando in tal modo la città, il commercio e la vita sociale, snaturalizzando e svilendo quello che dovrebbe essere l'anima e il cuore pulsante della Città.
Eppure, al di là della necessaria realizzazione di adeguati parcheggi, i cui progetti sono sistematicamente rimasti chiusi nei cassetti, e nell'attesa di ciò, basterebbe vietare il transito e la sosta nel centro storico e applicare in tutto il paese, rigidamente e costantemente, le norme del Codice della Strada, invogliando e abituando gli automobilisti a parcheggiare nelle aree di sosta dell'Auditorium e di Viale S. Antonio, sempre assurdamente vuote.
Alleggerendo, in tal modo, la morsa soffocante del traffico, riducendo l'emissione di gas di scarico, ripristinando un minimo di senso civico e facendo riscoprire il senso e la gioia di vivere la città senza frenesia.
La Villa comunale: liberato il centro storico dalle auto, ricondotto alla primaria integrità e autenticità, bisognerebbe prevedere, per la sua funzione di cuore e motore vitale della comunità, tutta una serie di interventi e di attività socio culturali per rivitalizzarlo, per ricostituire un tessuto di comunicazioni e di relazioni, favorendo il ripristino di servizi e di attività commerciali costrette nel tempo a localizzarsi nelle nuove aree edificate, prevedendo per esse una serie di esenzioni e detrazioni fiscali e tributarie.
Istituendo, con apposita Convenzione o Contratto di comodato con la Curia Vescovile, la tanto agognata Villa comunale, nell'area del giardino del Seminario.
Risarcendo in tal modo la comunità della mancata attuazione del tacito accordo tra l'Amministrazione Comunale e la Curia Vescovile che prevedeva la realizzazione dell'Auditorium Diocesano nell'area del campo sportivo Medori in cambio della possibilità di attrezzare una porzione della stessa a Villa comunale.
Accordo, purtroppo, mai portato a compimento dal Comune, tanto che quell'area è stata poi totalmente edificata.
Ma, ora, anche alla luce della volontà più volte manifestata da vari vescovi e in ultimo da Arturo Aiello sull'utilizzo pubblico del giardino del Seminario, si dovrebbe intervenire per la sistemazione a Villa comunale dell'area, con percorsi, sedute, messa a dimora di aiuole e fioriere, lampioni, fontanine e un parco gioco per bambini, con ingresso da realizzare nell'area di fianco alla “Madonnina” sulle rampe di Via Stefano delle Chiaje (Vescovado).
In tal modo si rafforzerebbe la funzione catalizzatrice del centro storico dando ai cittadini un'ulteriore opportunità di svago e d'incontro e ai bambini la possibilità di avvicinarsi alla natura e di giocare serenamente e in sicurezza all'aperto, beneficiando di una migliore qualità di vita.
L'area di S. Maria La Nova: questa della riqualificazione dell'area di S. Maria La Nova rappresenta emblematicamente la piena corrispondenza e uniformità, in termini di attuazione programmatica, delle varie amministrazioni che si sono succedute nel paese.
Nonostante che la previsione dell'intervento di riqualificazione fosse già nel Piano di recupero e poi in atti d'indirizzo di diverse amministrazioni, nulla è stato realizzato.
Eppure, il risanamento e la riqualificazione dell'area a ridosso delle mura medioevali e nelle immediate vicinanze del Teatro Romano rappresenta un'assoluta priorità, nell'ottica della predisposizione del Parco Archeologico e della valorizzazione e promozione del territorio, dato che ne rappresenta la naturale porta d'accesso.
Con la demolizione delle indecenti baracche che la deturpano, e occultano la visione delle mura medievali, la delocalizzazione delle attività artigianali che vi insistono, e la realizzazione di un'area verde polifunzionale e di parcheggio per auto e bus turistici. E il restauro e il ripristino della fontana di S. Maria La Nova: “la Vasca” che, indecorosamente fa mostra di sé, imbracata con incongrui puntelli lignei, a disdoro di ognuno di noi, dopo oltre un decennio dall'incidente che l'ha danneggiata e resa inutilizzabile.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno XVI 2019 - n. 7 Luglio)