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Indice Martino Amendola
 
 

RIPARTIAMO DALLA «CARTA DI TEANO»

 
contro il tentativo di secessione in atto
 
(foto di Mimmo Feola)
 

Contro il subdolo tentativo di secessione dei ricchi, surrettiziamente denominato autonomia differenziata, si stanno levando, fortunatamente, sempre più voci e prese di posizione di personalità della cultura e della politica, che si affiancano ai pochi che con acume e pervicacia si sono spesi in difesa della Costituzione e dell'Unità nazionale.
Era ora, dopo un lungo periodo di reticenze e di apatia qualcosa comincia a muoversi, finalmente ci si interroga sulle vere ragioni che stanno alla base dell'iniziativa, del progetto teso a sfilacciare e disintegrare la costruzione unitaria.
Il vecchio e mai dismesso progetto leghista della secessione del Nord, mascherato poi in autonomia differenziata e rafforzata, con lo scopo preminente di trattenere nelle regioni ricche del Nord una maggiore quota delle risorse fiscali prodotte in quelle regioni, con la istituzionalizzazione di una autonomia finanziaria differenziata, sta prendendo sempre più forma e sostanza, si sta di fatto concretizzando.
In tal modo verranno meno i principi costituzionali di uguaglianza, solidarietà e di perequazione con concentrazione di risorse in alcune aree e regioni del Paese a scapito di altre che, con l'applicazione dei criteri di spesa storica e in assenza dei previsti ma mai definiti livelli essenziali delle prestazioni (Lep), vedrebbero cristallizzato il divario oggi esistente, a tutto detrimento di quelle del Sud, con ricadute di enorme portata riguardo al sistema sanitario, all'istruzione, all'ambiente.
Di fronte ad uno scenario di questa portata, invece di far fronte comune, di intervenire in ogni sede possibile, di organizzare ogni resistenza immaginabile, per scongiurarlo o modificarlo significativamente, si sta facendo largo, purtroppo, come acutamente evidenzia il prof. Tonino Perna dell'Università di Messina (uno di quelli sempre in prima linea, assieme a Piero Bevilacqua e Massimo Villone in primis), “un sentimento diffuso di nostalgia, di un fantomatico passato glorioso distrutto dall'unità d'Italia”, con l'entrata in campo sul terreno dell'autonomia differenziata di Napoli e della regione Campania.
Assecondando una mitologia del Sud, una vulgata su un fantasioso periodo aureo che il Mezzogiorno, invece, non ha mai vissuto, che non trova riscontri storici.
Portando acqua al mulino delle divisioni, con una decisa virata in senso regressivo, rafforzando e non demolendo le posizioni di chi sta minando alla base l'Unità d'Italia.
Evidenziando una generale ignoranza e una gravissima sottovalutazione delle reali e nefaste conseguenze per il Paese e il Mezzogiorno in particolare e, conseguentemente, la necessità di “riprendere la Carta di Teano dove sindaci e movimenti sociali, provenienti da tutta Italia, avevano tentato di rifondare il nostro paese su una base di valori e obiettivi condivisi”.
La “carta di Teano, il documento che aveva suggellato e contraddistinto l'iniziativa: “A Teano diamoci una mano – Per ricostruire l'unità d'Italia”, lanciata dal prof. Tonino Perna, in occasione delle celebrazioni del 150° dell'incontro di Teano, chiamando a raccolta sindaci da tutta Italia e il mondo dell'associazionismo e della cultura per ritrovare le ragioni dell'Unità e stilare insieme un decalogo, un nuovo patto sociale tra i cittadini italiani che potesse permettere di costruire un'altra Italia di cui andare fieri e orgogliosi.
La straordinaria iniziativa incentrata su tre giornate celebrative dell'Unità d'Italia, dal 24 al 26 ottobre 2010, con convegni, dibattiti, spettacoli e momenti di festa collettiva aveva visto la partecipazione di tantissimi studiosi, economisti, giornalisti, operatori sociali e dei vari movimenti ambientalisti, pacifisti e altro tra cui: Don Luigi Ciotti, Padre Alex Zanotelli, Paolo Cacciari, Riccardo Iacona, Paul Ginsborg, Marco Revelli, Piero Bevilacqua, Pietro Barcellona, Alberto Banti, Rete Comuni Solidali, Avviso Pubblico, Fondazione Banca Etica, Associazione delle botteghe del commercio equo, Fai la cosa giusta (Mi), Altreconomia, Solidarietà Internazionale e docenti di diverse università italiane e europee.
L'idea era scaturita in risposta ai sempre più frequenti e gravi episodi di intolleranza, di frantumazione sociale, di razzismi, ipotesi secessioniste, che davano il senso di una disgregazione politico-sociale e del venire meno delle ragioni fondanti su cui si è costituita l'Unità della nostra nazione.
A nove anni di distanza le cose non sono affatto cambiate e gli episodi ormai sistematici e non più occasionali, più sottili e insidiosi, sono sempre all'ordine del giorno, fomentati dall'attuale maggioranza di governo M5S-Lega, con al centro la Lega (che ha rimosso la dizione Nord) e senza una vera opposizione politica in Parlamento e nel Paese.
Per questo, e per contrastare l'autonomia differenziata, così come auspicato dal prof. Perna, oggi è più che mai necessario ripartire da quel decalogo, dandogli tutta la visibilità possibile, promuovendolo, attuandolo e vivificandolo in ogni contesto sociale e politico.
Eccolo, pertanto, riportato integralmente di seguito.

Martino Amendola

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La carta di TEANO
L'Italia che sogniamo e che vogliamo costruire:
1) È l'Italia che garantisce a tutti suoi abitanti un minimo vitale, un reddito di cittadinanza, che valorizza il lavoro e la produzione di beni socialmente utili e compatibili con l'ambiente, a partire dai valori e diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione;
2) È l'Italia che accoglie il profugo, lo straniero perseguitato, disperato, costretto all'emigrazione da guerre e disastri ambientali, da un'economia globale escludente e punitiva con i più deboli. Un Paese aperto al mondo, accogliente, multiculturale.
3) È l'Italia che protegge, cura e preserva, per le generazioni future, il suo straordinario patrimonio culturale, storico, architettonico. È il Paese dei paesaggi armoniosi, costruiti attraverso un secolare e paziente interscambio tra uomo e natura. È l'Italia della co-creazione, tra l'attività umana e questa Terra che ci è stata prestata.
4) È l'Italia che riduce i consumi, lo spreco, e valorizza il riciclaggio degli scarti di lavorazione, mentre combatte il riciclaggio del denaro “sporco”. È il Paese delle energie rinnovabili, del risparmio energetico, della sovranità energetica ed alimentare.
5) È l'Italia dei mille prodotti tipici, della biodiversità agricola, gastronomica, culturale. È il Paese dalle mille reti solidali tra produttori e consumatori, che costruiscono ogni giorno un altro mercato, equo e solidale, con il lavoro e l'ambiente.
6) È l'Italia che si fa amare in tutto il mondo nel campo dell'arte, della cultura, della scienza, dello sport. Il paese del bello e/è buono, della ricerca scientifica finalizzata al miglioramento della qualità della vita, della cultura come bene comune accessibile a tutti. L'Italia che evita la fuga dei giovani all'estero. L'Italia unita come punto di riferimento della più vasta comunità euro mediterranea da costruire nel prossimo futuro.
7) È l'Italia della pari dignità tra uomo e donna, della condivisione delle responsabilità pubbliche e private, tra il femminile ed il maschile che ha reso così ricca ed affascinante la vita su questo pianeta. È il Paese del legame forte e solidale tra vecchie e nuove generazioni, che vede nell'anziano una risorsa di saperi e utilità sociali e nei giovani una pianta che ha diritto a crescere in un terreno fertile e ricco d'acqua.
8) È l'Italia della pace e della solidarietà e cooperazione, che si batte a livello internazionale perché la guerra sia messa al bando, il disarmo reale liberi risorse umane e finanziarie per sostenere le popolazioni più deboli, per ripristinare l'habitat degradato. È il Paese che lotta affinché sia abolita in tutto il mondo la pena di morte (Usa e Cina inclusi), perché la tortura sia messa al bando, perché le carceri siano un luogo di recupero e non un girone dell'inferno.
9) È l'Italia che rispetta la memoria delle sue vittime, che pretende la verità e la trasparenza nella gestione della res publica. È l'Italia dei mille Comuni, dove si pratica una democrazia partecipata, dove i cittadini sono soggetti attivi e responsabili, dove la scuola ha un valore fondamentale e al prezioso lavoro dei suoi operatori è riconosciuta la giusta mercede e dignità.
10) È l'Italia di Falcone e Borsellino, di Don Diana e Peppino Impastato, di Peppe Valarioti e Ciccio Gatto, e di migliaia di cittadini e servitori dello Stato che hanno perso la vita per non cedere al ricatto dei poteri mafiosi e di quelli occulti. È il Paese all'avanguardia nella lotta contro la nuova borghesia criminale che sta conquistando il pianeta con i suoi capitali insanguinati che sono arrivati a dominare interi Stati ed istituzioni locali e internazionali.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno XVI 2019 - n. 3 Marzo)