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Indice Martino Amendola
 
 

I Placiti di Teano

 

Le manifestazioni del 13 e 25 aprile e la cittadinanza onoraria al Prof. Francesco Sabatini

 

La nostra Associazione, da sempre impegnata per la promozione socio-culturale dell'Agro Sidicino e dell'Alto Casertano, con un continuo lavoro di ricerca, recupero e valorizzazione delle radici storico-culturali, ha trovato un momento di straordinaria unità d'intenti con il Comune e l'Accademia della Crusca, nell'organizzazione delle manifestazioni del 13 e 25 aprile sui Placiti Campani. L'iniziativa tesa alla sensibilizzazione della comunità sull'enorme rilievo che rivestono i Placiti (di Capua, di Sessa Aurunca e di Teano) sullo sviluppo della lingua italiana e sulla costruzione di un'identità nazionale, ha trovato una calorosa accoglienza e un'adesione che è andata al di là di ogni più rosea previsione. Tanti, infatti, i presenti al convegno del 13 aprile: studenti, ricercatori, associazioni e semplici cittadini che, con attenzione e viva partecipazione, sono stati letteralmente catturati dall'intervento e dalla verve del Prof. Domenico Proietti, incentrato sull'analisi linguistica dei documenti, e che hanno interloquito lungamente, con interesse e trasporto, su un argomento di non facile presa. Convegno che ha rappresentato, in tal modo, un positivo prologo e un felice auspicio alla manifestazione del 25 aprile, con lo scoprimento dell'epigrafe celebrativa posta alla base della torre quadrangolare del castello longobardo di Piazza della Vittoria. E alla cerimonia conclusiva del conferimento della cittadinanza onoraria all'esimio prof. Francesco Sabatini, linguista e filologo, presidente onorario dell'Accademia della Crusca, già presidente della Società di Linguistica Italiana e dell'Associazione per la Storia della Lingua Italiana, autore di numerose pubblicazioni e di un diffuso Dizionario Italiano (assieme a V. Coletti).
Di seguito, riportiamo l'ìntervento d'apertura della nostra associata Prof.ssa Carmen Autieri, sul contesto storico culturale legato ai Placiti di Teano, riservandoci di presentare lo studio del Prof. Proietti entro la fine dell'anno, appena dopo la pubblicazione del suo studio complessivo sui Placiti Campani. Inoltre, le motivazioni della concessione della cittadinanza onoraria al Prof. Sabatini e il suo illuminato e commosso intervento conclusivo di ringraziamento.

Martino Amendola

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L'intervento sul contesto storico legato ai placiti teanesi della prof.ssa Carmen Autieri

Il memoratorio ed il placito, rispettivamente del 26 luglio del 963 e dell'ottobre dello stesso anno, ribadiscono il legittimo possesso da parte di S. Maria in Cingla di alcuni terreni.
Nel memoratorio si legge che Giovanni, presbiter et prepositus adque custos ecclesia monasterii S. Maria de Cingla, reclama un terreno la cui proprietà è rivendicata da Leocaro, Balsamo e Donnello. I tre avversari, che sono di legge romana, col dichiarare che non hanno prove a loro favore, non rinunziano, secondo la procedura longobarda, alla possibilità di veder riconosciuto il diritto invocato a meno che, il prete Giovanni non affermi, per sacramentum, il possesso trentennale da parte del monastero. La formula in volgare del giuramento viene così espressa “kella terra, per kelle fini qi bobe mostrai sancte Marie e et trenta anni la posset parte sancte Marie”.
Il placito, o per meglio dire uno judicatum possessionis, riporta che Bisanzio, iudex Teanense civitati, riconosce il diritto a Giovanni, presbiter et prepositus atque custos ecclesie sancte Dei Genitrici et Virginis Marie que sita est in loco Cengla” su due terreni usurpati dai ministeriali del Conte Atenolfo, alla cui presenza si discute la controversia.
Atenolfo asserisce che i terreni, di cui sopra, gli appartengono in quanto pars publica, cioè di pertinenza della contea di Teano. Il preposto, da parte sua, dichiara che nella contea non vi è mai stata una parte pubblica e per di più, lui poteva provare con testimoni il possesso trentennale dei terreni da parte della chiesa. Il giudice ascolta le testimonianze giurate di Mari, Veneruso e Majefrid, fatte sui vangeli che così vengono espresse per ben tre volte “Sao cco kelle terre per kelle fini que tebe mostrai trenta anni le possette parte sancte Marie”. Il giudice Bisanzio emette quindi il giudizio secondo cui i predetti terreni spettano alla citata chiesa e a Giovanni, custode, e ai suoi successori.
Ambedue gli atti sono custoditi nell'Archivio dell'Abbazia di Montecassino, aula II, caps. LXIV e caps. CV.
I documenti riportati sono preziose fonti di notizie storiche e come afferma lo storico Cinzio Violante le testimonianze documentali sono un tramite tra la storia e la realtà. Sono “la cortina di pergamena” che si apre sulla realtà oggettiva, condizione che costituisce per lo storico un altro da sé.
Ebbene prendiamo in esame alcune realtà oggettive che il memoratorio ed il placito, soprattutto, ci suggeriscono.
In primo luogo si evince che alla base della controversia si avverte una forte interesse per il possesso territoriale di un'ampia e ricca area topografica che è sita al confine della contea teanese, tra Tora e Bairano. Le curtis, anche se incolte e presenti in un'orografia lievemente collinare, sono ricche di corsi fluviali come il fiume Bantra, ma anche di fonti e questo ci induce a pensare a terreni facilmente coltivabili con alta resa produttiva e conseguente vantaggio economico. Quindi Atenolfo, conte di Teano, discendente della stirpe degli Atenolfidi di Capua, vuole ben conservare questi territori nella sua contea, ma scende in contrasto con il presbitero Giovanni, custode di S. Maria in Cingla a nome e per conto della potente abbazia di Montecassino. Allora si conviene che il dato oggettivo è reso dalla imperitura lotta tra due poteri forti, lotta che cerca di sottrarre alla parte più debole i vantaggi di leadership soprattutto nel proprio ambito giurisdizionale. Condizione che, in modo non palese, non disdegna neanche al principe Pandolfo I, a capo del principato capuano, il quale, nel 969, conferisce “l'immunità” ai possedimenti del cenobio di S. Maria in Cingla, che,nel frattempo , già dal 942, si era trasferito in Capua, unendosi al contesto monastico di S. Maria delle Dame Monache, il cui nucleo originario era stato costituito, nel 939, dalle monache di S. Maria de intus, un monastero di stirpe, che da Teano era stato traslato nella capitale del principato.
Di tutta risposta a tale condizione, Atenolfo fonda il cenobio femminile di S. Maria de foris, dotandolo riccamente con ogni sorta di beni: terreni, corti, mulini del contado ed ancora servi e serve per le necessità del convento, con lo scopo di richiamare in Teano le monache capuane (senza alcun risultato), ma anche con l'intendo di poter conservare la sua autorità in un contesto patrimoniale comunque gestito da un curatore cassinese.
Un secondo dato ci vien dato dal tipo di scrittura con cui vengono vergati gli atti. Si tratta di scrittura beneventana o meglio di corsiva beneventana.
Procediamo con ordine. La beneventana trova la sua base nella corsiva nuova. E' stata formulata l'ipotesi che nel cenobio benedettino di Montecassino si sia raccolta l'eredità di quella scrittura precarolina dell'Italia settentrionale e questa ipotesi, fondata su suggestive corrispondenze grafiche, potrebbe trovare appoggio nel fatto che nel monastero, in stretto rapporto con Arechi di Benevento, capo della resistenza contro i Franchi, insieme con Paolo Diacono si erano raccolti molti dei maggiori rappresentanti della cultura e del nazionalismo longobardo dell'Italia settentrionale e costoro avevano portato con sé i loro libri, scritti in quel tempo ,in precarolina. Una conferma viene data da l'Isidoro di Montecassino (C.L.A. 381), la raccolta grammaticale parigina (C.L.A.569) e l'Isidoro di Cava dei Tirreni (C.L.A. 284). L'elaborazione della nuova scrittura avanzò lentamente anche se sicuramente, nel corso del IX/X secolo. Né lo arrestò la seconda distruzione del cenobio benedettino consumata dai saraceni nell'883 perché i monaci, anche nel periodo in cui ripararono in Teano, sotto l'interessata protezione dei principi capuani, ne continuarono lo svolgimento, rendendo la scrittura più calligrafica. Ebbene nella scrittura documentaria dell'Italia meridionale, la scrittura beneventana non passò mai nei documenti senza fratture con il canone. Infatti le scritture che talvolta si trovano designate come coesiva beneventana o longobarda sono in realtà scritture notarili derivate in modo autonomo dalla corsiva nuova, raggruppabili , nel nostro caso, nei tipi beneventano-capuani .Per cui un tipo di scrittura corsiva del ceppo beneventano-capuano fu sicuramente utilizzato dalla scuola notarile teanese, alla quale si era formato il giudice Bisanzio che risiedeva in Teano; scrittura maturata in un contesto culturale che era stato dominato dal cenobio di S. Benedetto in cui, come si è detto precedentemente , i monaci erano esecutori della scrittura beneventana.
Ed infine i giuramenti, espressi in una lingua” volgare” locale, ma elevata, vengono pronunciati proprio per essere compresi dal pubblico che assisteva o faceva parte della consorteria giuridica, che sempre più prendevano le distanze da un parlare in latino proprio dei contesti culturali universitari ed ecclesiastici.

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Le motivazioni del conferimento della cittadinanza onoraria al Prof. Sabatini

A Francesco Sabatini professore emerito dell'Università degli Studi di Roma membro onorario dell'Accademia della Crusca Insigne filologo e studioso che attraverso la sua appassionata ricerca ha contribuito alla diffusione di documenti preziosi e fondamentali per la lingua e la storia della nostra terra sidicina la città di Teano luogo di cultura e di incontri grata conferisce la cittadinanza onoraria.

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L'intervento del Prof. Francesco Sabatini

Buongiorno, prima di tutto, a tutti dal cuore.
E poi le parole di commento a questa cerimonia, a questo segno che mi viene dato da questa terra.
Illustre Sindaco e illustri membri della Amministrazione Comunale di Teano, l'essere accolto onorariamente nella comunità di abitanti di questa Città genera in me una forte emozione e mi da d'ora in poi motivo di orgoglio.
L'occasione è data da una vostra iniziativa di straordinario valore sulla quale rifletteremo insieme tra poco.
Ma non posso tacere che in questo momento il pensiero va anche a un altro evento collegato al nome di questa Città e attraverso essa a questa parte della generosa terra campana. Al di là delle dispute tra gli studiosi sulla localizzazione esatta dello Storico Incontro tra gli eserciti che realizzarono l'Unità d'Italia è con il nome di Teano che si concludono le narrazioni storiche della parte più importante del nostro Risorgimento.
Potrò fregiarmi d'ora in poi dell'onore di far parte di questa comunità, ma la vostra terra è ricca di testimonianze e di una storia ben più vasta e articolata in molte fasi. Oggi celebriamo e rievochiamo le testimonianze preziose che legano il nome di Teano alle vicende della lingua italiana, come è stato opportunamente precisato dal vostro Sindaco, … dal nostro Sindaco.
I documenti del marzo e dell'ottobre dell'anno 963, mille e cinquantacinque anni or sono, nei quali si fa uso scritto e pubblico del volgare italiano locale sono punti di appoggio della storia dell'Italia che faticosamente si è costruita dal profondo medioevo ad oggi. Dicendo oggi non dimentico che la data odierna ci ricorda una faticosa liberazione da regimi liberticidi.
Ma la nostra attenzione ora va concentrata sul significato della vostra iniziativa di creare un monumento tangibile che illustri ad un pubblico vasto e non solo locale il significato della decisione di un giudice di far valere le parole di un idioma locale pienamente nell'amministrazione della giustizia.
C'era ormai questa tradizione nei tribunali longobardi di queste città dell'antico ducato di Benevento articolato poi in vari principati e contee. Questa tradizione fu saldamente confermata negli atti giudiziari che vedevano la luce in questa città. Questi fatti si tramanda memoria solo negli studi degli specialisti, soprattutto degli storici della nostra lingua e con rari accenni nei manuali scolastici. Troppo poco!
Sono ora le amministrazioni cittadine di Capua prima, appena l'anno scorso, e di Teano, e prossimamente anche di Sessa Aurunca che acquistano consapevolezza dell'importanza di questi avvenimenti e si fanno protagoniste di na più degna e appropriata loro conoscenza nel mondo intero.
Dar valore al pubblico ad una lingua essere capaci di definirne i caratteri, curarne la tradizione scritta, sono atti di straordinaria importanza civile, scientifica e direi di visione dell'intera realtà delle società umane.
Non è quindi un fatto di poco conto, una curiosità degli eruditi sapere che un giudice, o meglio un insieme di giudici, di esperti del mondo del diritto si rivolgono alla lingua locale, la studiano, la osservano e la fanno valere a tutti gli effetti nel funzionamento. Non è fatto solo per eruditi, è un evento di straordinaria importanza come sanno popoli che affiorano tardi e con difficoltà alla luce di dar valore alla propria lingua, a questo atto di dare valore alla propria lingua.
D'altra parte lei, signor Sindaco, ha già sottolineato il valore della lingua come strumento di creazione di civiltà, di comunità coese e popolazione che vuole gestire i propri destini.
Sono fiero di affiancarmi al nome dell'Accademia della Crusca, al Comune di Teano, che avvalendosi della collaborazione dell'Università Vanvitelli che ha sede a S. Maria Capua Vetere, territorialmente più vicina, e qui rappresentata dal prof. Domenico Proietti, che è stato bene in contatto con voi, a realizzare questa testimonianza tangibile, solenne e duratura, che testimonia accanto alle altre molteplici testimonianze della civiltà dei popoli sidicini prima, sidicino-romani in contatto con etruschi e greci dopo, longobardi, popolo che ha tentato di realizzare, come avvenne in altre aree dell'impero romano, nuove entità territoriali ma furono ostacolati in Italia da un insieme di forze avverse, e oggi noi torniamo a studiare l'epoca longobarda come promettente premessa e promessa di una realtà italiana unitaria realizzata poi e conclusa qui a Teano, quanti nodi stringono in questa terra, quindi questa testimonianza assume davvero come ho appena detto un valore per tutto il mondo e non solo quello degli studiosi e ricercatori ma il mondo consapevole di che valore la lingua possa dare all'esistenza di un popolo e quale spinta dia al provvedere, come ho sentito dalle sue ultime parole, a un progresso a un consolidamento a una proiezione nel futuro di questa comunità alla quale naturalmente da neo cittadino faccio gli auguri più fervidi, più profondi.
Grazie!

(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 5 Maggio)

Foto di Mimmo Feola