L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Martino Amendola
 
 

La "Deforma" Renzi-Franceschini

 
Note a margine del Convegno sui «Beni Culturali e Territorio
 

Il 16 settembre scorso, nella sala del “Loggione” del Museo Archeologico, si è svolto l'incontro tematico: “Beni Culturali e Territorio. Politiche di valorizzazione tra Stato e Enti Locali”.
Relatore il prof. Antimo Cesaro, Sottosegretario di Stato del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
L'incontro, che nelle intenzioni doveva rappresentare un momento di analisi e considerazioni sulla recente riforma dei Beni Culturali, con interventi e contributi dei soprintendenti, direttori museali e operatori culturali del territorio e della Regione, si è dimostrato, nei fatti, un'occasione perduta, uno stanco e vuoto rituale.
In una sala mestamente semivuota, è andata in scena il solito, stucchevole, copione di propaganda dell'attività governativa, sulla falsariga di quanto quotidianamente ci propinano la televisione e i media tutti.
Tanto che, in difesa della riforma e in risposta alle critiche che giungono sempre più forti e autorevoli dal mondo culturale, schivando abilmente il merito delle questioni, si sono sentite accuse paradossali e inopinate, lanciate verso i giovani che non studiano quanto dovrebbero, e verso gli amministratori locali, rei di non essere capaci di intercettare i finanziamenti che la Comunità Europea mette a disposizione per gli interventi per la salvaguardia e per la valorizzazione dei nostri beni culturali.
Evidenziando, in tal modo, la filosofia di base che ha portato al varo di tale riforma, quella ormai nota a tutti come “deforma” Franceschini, che punta essenzialmente alla “valorizzazione”, intesa come spettacolarizzazione e mercificazione di una piccola parte del nostro incommensurabile patrimonio diffuso, spesso a vantaggio di sponsor privati, e l'abbandono e l'incuria per la maggioranza degli altri siti.
Con risorse straordinarie “una tantum”, senza la previsione di adeguati fondi strutturali di bilancio per la cultura. Perché, con una mano si dà un miliardo “una tantum”, e con due si taglia ulteriormente la relativa voce dei fondi ordinari, tanto che l'Italia risulta, indecorosamente, al 23° posto in Europa per i finanziamenti per la cultura, dopo Cipro e Malta e appena prima della Romania.
Una riforma che smembra quello che resta delle strutture pubbliche di tutela dei beni culturali, in spregio all'art. 9 della Costituzione, con la separazione radicale tra tutela e valorizzazione, fra soprintendenze e musei. Con privatizzazioni selvagge e musei staccati e avulsi dal contesto storico territoriale e trasformati in fondazioni partecipate.
Con l'accorpamento delle soprintendenze archeologiche, la soppressione della direzione generale per l'archeologia, lo stravolgimento dei depositi e degli archivi delle strutture territoriali di tutela.
Suggellando il tutto, grazie (!) alla legge Madia di sottomissione delle soprintendenze ai prefetti (che sono organi di governo), con la certificazione della fine dell'indipendenza tecnico - scientifica nella gestione del territorio e dei Beni Culturali, arrivando ad un'autorità unica, più facilmente controllabile politicamente.
L'antipatia, l’idiosincrasia, di Renzi nei confronti delle soprintendenze è nota, risale agli anni in cui era sindaco di Firenze e agli aspri contrasti avuti per la questione degli affreschi del “Salone dei 500”: “Soprintendenza, la parola più brutta del vocabolario” tuttavia, sinceramente, pensavamo che col governo Berlusconi, “con la cultura non si mangia”, si fosse veramente toccato il fondo ma, purtroppo, al peggio non c'è limite.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno XIII 2016 - n. 10 Ottobre)

 

Nella giornata del 16 settembre si è svolto un convegno a Teano sulla valorizzazione dei Beni Culturali nel territorio sidicino ove negli interventi dei politici, e penso volutamente, non è stato fatto un minimo cenno alla distruzione di fatto della tutela avvenuta sul territorio dopo l'eliminazione degli uffici territoriali della Soprintendenza Archeologica.
Mi chiedo, come possa esserci salvaguardia se la tutela viene distrutta? Inoltre, dagli interventi da parte di chi rappresenta il Governo, non è emerso altro che la spinta a privatizzare i Beni Culturali, in spregio all'articolo 9 della Costituzione Italiana, che vuole che essi siano patrimonio collettivo e nei loro confronti lo Stato deve esercitare una particolare attenzione e salvaguardia.
Volutamente non sono stati affrontati i veri problemi che attanagliano la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale delle aree interne, tagliate fuori da qualsiasi finanziamento in quanto dirottati del tutto verso i grandi attrattori e le aree archeologiche dell'area Flegrea e di Pompei, divenuta una sorta di luna park con restauri discutibili e iniziative legate solo alla spettacolarizzazione e non ad una valorizzazione rispettosa dell'illustre città antica.
Inoltre, il passaggio poco avveduto del Teatro-Tempio di Teano al Polo Museale della Campania, secondo il mio modesto avviso, ha peggiorato la situazione sotto molteplici aspetti, creando una situazione di blocco che si ripercuote in termini di conservazione del notevole monumento sidicino, tanto da non consentire, per mancanza di fondi, neppure la manutenzione ordinaria.
A questo proposito, ricordo il gravissimo stato di degrado in cui versano i marmi dell'edificio scenico del teatro, completamente anneriti per l'attacco da parte di microrganismi biologici, essendo depositati all'aperto e senza alcuna protezione che ne impedisca il danneggiamento.
Nessun cenno, inoltre, si è fatto sul centro di storico di Teano, incredibile contenitore di monumenti e di un tessuto edilizio storico di notevole valore e che attualmente versa in un deplorevole stato di degrado.

Alfredo Balasco