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Per la riapertura della chiesa di S. Benedetto

 

Continuano a giungere in redazione e sulle nostre mail personali, accalorate lettere di cittadini che ci spronano a proseguire con fermezza e solerzia nella nostra iniziativa tesa alla riapertura al culto della chiesa di S. Benedetto. Alcune di queste le abbiamo pubblicate sui numeri precedenti, altre le proponiamo su quest'ultimo.
Eravamo certi di interpretare un comune senso di stupore e sconcerto per l'inopinata destinazione della chiesa a sede di un'associazione scout e per la conseguente chiusura al godimento pubblico di un simile monumento.
Il numero delle lettere, delle telefonate, e principalmente il tenore delle stesse, i tanti contatti personali, se da un lato ci hanno confermato tale convinzione, dall'altro ci hanno piacevolmente sorpresi.
Perché denotano una chiara consapevolezza dell'importanza storica, artistica e religiosa dell'edificio, un forte legame col proprio paese, col proprio territorio, e la cognizione di dover intervenire per evitare un ulteriore depauperamento culturale. E, significativamente, cosa per nulla scontato, allorquando vige la consuetudine alla delega, il rifuggire da ogni impegno e responsabilità, l'asserita volontà di mettersi a disposizione e di impegnarsi in prima persona, in antitesi al consueto e deprecabile “armiamoci e partite”.
Quella nostra denuncia, quel grido d'allarme per l'uso decisamente inappropriato di un bene così rilevante, e pericoloso per la sua integrità, è stata raccolta e fatta propria da tanti in una consonanza di sensibilità e d'intenti.
Parecchi ci hanno chiesto di avviare una pubblica sottoscrizione da indirizzare al vescovo per farlo retrocedere dalla decisione adottata, e di intervenire in tutte le sedi competenti.
Noi, per il momento, pensiamo sia opportuno continuare nell'opera di informazione e sensibilizzazione della comunità tutta, religiosa e laica, senza per questo trascurare nessuna strada utile, senza lasciare nulla d'intentato per riaprire la chiesa di S. Benedetto.
Già avvertiamo con chiarezza, infatti, un deciso fermento nella comunità ecclesiastica per la risoluzione della questione, con la prefigurazione di possibili alternative alla sistemazione degli Scout, che necessitano di doverosa e adeguata nuova sede in considerazione dell'importanza sociale che rivestono.
Senza ritornare sulla valenza artistica della chiesa, già su queste pagine ampiamente trattata, è sempre utile invece ricordare e sottolineare, in un'Italia che ha assunto la smemoratezza quale tratto distintivo del proprio essere, l'importanza storica e religiosa, e la peculiarità del complesso monasteriale di S. Benedetto e del suo contesto territoriale che travalica gli ambiti locali e regionali.
Rimarcando che il monastero, con chiesa, schola cenobitica e scriptorium, ove si formò l'autore dell'”Istoriola longobarda” Erchemperto, accolse i monaci benedettini e la regola autografa dell'Ordine, fuggiti dall'abbazia di Montecassino distrutta e saccheggiata dai saraceni nell'883. Regola andata poi perduta negli incendi che devastarono la chiesa e il cenobio negli anni 891 e 896.
Rammentare, poi, la profonda commozione, fino alle lacrime, che colse Dom Faustino Avagliano, l'archivista di Montecassino, in visita alla chiesa in occasione del nostro convegno su Erchemperto quando, sfiorando e accarezzando quelle colonne che trasudano storia, riecheggiano antichi canti, inni, devozione, sacrificio e distruzione, si abbandonò a nostalgiche suggestioni, circonfuso nell'aura mistica del sacro luogo.
E che rimase così turbato e costernato alla visione dell'incuria e dello stato di abbandono in cui era ridotta da perorare caldamente un intervento per riportarla all'antico decoro e alla sua naturale funzione, in ossequio allo spirito sacro e storico che permea il luogo.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno XII 2015 - n. 7 Luglio)

Un momento del convegno del 31 gennaio 2009 (foto di Mimmo Feola)
Dom Faustino Avagliano con gli altri relatori (31 gennaio 2009 - foto di Mimmo Feola)