L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Martino Amendola
 
 

Urge un deciso cambio di passo

 

A quasi due anni dalle elezioni amministrative che, con la vittoria della lista civica dell'Ing. Nicola Di Benedetto, hanno determinato lo sbriciolamento di equilibri politici ritenuti inalterabili e cristallizzati, mandato in soffitta vecchie logiche e apparati e comitati elettorali che hanno bloccato il paese per decenni, generando una fremente attesa di rinnovamento e di rinascita culturale e sociale (“Vento di speranza” titolammo su il Sidicino), si deve constatare, purtroppo, che il cammino intrapreso è ancora fermo ai primi timidi passi.
Al di là di qualche intervento sicuramente positivo e deciso in alcuni settori della vita politico amministrativa, riguardante la gestione dei rifiuti e l'igiene urbana, la cura del verde e di quei piccoli e sporadici angoli verdi da sempre abbandonati, un approccio e una risposta diversa e mirata ai fabbisogni delle persone e delle famiglie in difficoltà, la prevenzione del randagismo, la limitazione del traffico veicolare pesante, tutto, però, è ancora fermo ai nastri di partenza per ciò che attiene ai punti focali e irrinunciabili di un vero progetto di cambiamento e di rinascita.
Ciò, nonostante un'attenzione e una capacità di incidere, tutta nuova, nei rapporti con altri enti per la tutela degli interessi generali, penso in primis a quanto si è ottenuto dall'Enel e dalla Telecom, che sono stati convinti a risarcire il paese dei disagi arrecati con le loro opere di potenziamento della rete, rifacendo ampi tratti di strade, invece del normale rappezzo. In controtendenza con quanto accaduto nel recente passato, in particolare con i lavori del TAV che hanno ferito il territorio e l'ambiente, distrutto tante tracce del passato tra cui un importante complesso termale di epoca romana in località Santa Croce, senza alcun coinvolgimento e risarcimento per il paese, se non una ridicola mancia per l'adeguamento dei locali dell'ex mattatoio comunale. Ridicola e irriguardosa, se paragonata a quanto ottenuto da altri comuni. E' vero che decenni di assenza di qualsiasi visione complessiva e sistematica di crescita socio culturale, non potevano che generare abbandono, incuria, degrado, disamore e distacco, facendo precipitare il paese in un maleodorante pantano, intrappolandolo in pericolose sabbie mobili.
E che, per farlo riemergere e portarlo fuori dal guado c'è bisogno di tanto impegno, tempo, e risorse che, in momenti di dura crisi, e di drastica riduzione dei trasferimenti statali, sono sempre più ardue da trovare. Questo, però, era ben chiaro a tutti fin dalla costituzione della lista, e con cognizione di causa ci si doveva adeguatamente preparare e predisporre. Invece, ad oggi, si è fermi ancora alle semplici dichiarazioni d'intenti. Nulla è stato messo in cantiere per dar corpo ad un progetto di rinascita e di sviluppo centrato sulle enormi potenzialità del territorio, sulle sue ricchezze ambientali, storiche, architettoniche, e sul suo incommensurabile patrimonio archeologico.
Il Puc, in itinere da oltre otto anni (dopo precedenti lunghi anni di commissariamento per il PRG), è stato di fatto rimosso, invece di intervenire decisamente per modificarne gli indirizzi e le indicazioni che prefigurano scenari di crescita demografica, e conseguentemente edilizia, fuori da ogni logica e raziocinio, oltre che in contrasto con le direttive regionali e provinciali che prevedono, per il nostro territorio, un consumo di suolo pressoché nullo.
Nulla si sta facendo per rimodularlo sulle reali potenzialità e sulla vocazione agricola e turistica della città, incentrando ogni futura strategia progettuale innanzitutto sulla realizzazione del Parco archeologico, sul recupero, funzionale e abitativo, del centro storico del capoluogo e delle frazioni, con la riqualificazione dei quartieri con aree verdi, piazze, parcheggi, parchi e zone di socializzazione, con l'innalzamento degli standard di qualità urbana. E sulla piena valorizzazione delle produzioni agricole autoctone di grande qualità con la previsione di una filiera produttiva corta e efficiente. Con tutte le positive ricadute occupazionali e economiche che interventi in tal senso possono determinare. Ancora non vede la luce alcuna previsione di intervento organico per la gestione del patrimonio pubblico e la sua cura e manutenzione, a cominciare dalle scuole, dalle strade, e dai marciapiedi divenuti indecentemente sempre più impraticabili e pericolosi. Nessun segnale per l'edilizia sportiva in una città priva di qualsiasi impianto, palestra, piscina, campo da tennis o altro, se non un solo e inadeguato campo di calcio. Nulla all'orizzonte per liberare il centro storico soffocato dalla circolazione veicolare e dalle auto in sosta.
Tutto fermo per quanto attiene agli interventi per la revisione e l'ammodernamento della rete energetica con controllo telematico e computerizzato, per l'eliminazione degli sprechi, per la revisione degli innumerevoli onerosi contratti in essere e per l'abbattimento di una delle voce di spesa che più grava sulle casse comunali. Identica situazione per la rete idrica, obsoleta e soggetta a quotidiani e innumerevoli perdite, e per la definizione dell'annosa questione dell'utilizzo dei pozzi di Maiorisi.
Ancora ferma la riorganizzazione della macchina amministrativa, con un modello organizzativo e con una struttura adeguata al nuovo ruolo, che le aumentate funzioni e competenze impongono, al fine di garantire alla collettività servizi e prestazioni sempre migliori e puntuali.
Da qui bisogna partire, da questi punti chiave, certamente non esaustivi ma imprescindibili per tirare il paese fuori dalle sabbie mobili in cui è stato fatto precipitare, e su questi bisogna, con estrema urgenza, con rinnovato slancio e un deciso cambio di passo, lavorare impiegando ogni energia, senza perdersi e snervarsi in fuorvianti e irrilevanti questioni formali o solo di facciata.
E senza intestardirsi nel voler percorrere strade senza alcuno sbocco. “Dio mi conceda la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso e la saggezza di comprendere sempre la differenza” (K. Vonnegut).

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno XII 2015 - n. 5 Maggio)