L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
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Indice Martino Amendola
 
 

L'eccezione e la norma

 
Il patrimonio pubblico, i servizi essenziali e la normale gestione
 

Quello che era uno dei paesi più importanti della Campania settentrionale, una delle culle della lingua italiana, il paese simbolo dell'Unità d'Italia, con una stratificazione culturale millenaria, un patrimonio storico architettonico e ambientale invidiabile, oggi appare sfigurato e irriconoscibile.
Improponibile qualsiasi raffronto con la Teano “Anticamente detta Sidicino…nobilissima… eminentissima per la Serenità dell'Aria, acque famose, e salutifere… fontane normali con acquedotti da fuora, e… molte sorgenze d'acqua intorno”; con “il Palazzo Principale del Padrone, molto antico e magnifico con giardini e acque… il Castello…belli edifici di case e Palazzi con giardini, e Fontane, circondata da diverse Massarie, Orti e Giardini... assai amene e deliziose con acque sorgente, peschiere, e Fontane con acque sorgenti” che fulgidamente si staglia dalla carte del Vicerè di Napoli e Principe di Teano W. P. L. Von Daun, risalenti alla prima metà del XVIII sec. Quella che J. P. Hackert nel 1797 immortala in un suo bellissimo dipinto, con in primo piano una deliziosa scena agreste, e sullo sfondo una veduta della città dalla collina di S. Antonio, immersa in un paesaggio incontaminato e lussureggiante.
Dell'antico splendore solo una tenue parvenza, il paese che si presenta alla visione odierna appare una pessima riproduzione di una foto sbiadita e scolorita, svilito e prostrato non a causa del tempo e del conseguente naturale decadimento ma per l'inerzia, il torpore e l'incuria della propria classe dirigente.
Oggi, tutto dà il senso della precarietà, del degrado, dell'abbandono.
La città si presenta sporca e con rifiuti ovunque, continuamente imbrattata da manifesti funebri posti fuori dagli appositi spazi, su muri, alberi, monumenti, pali d'illuminazione, con case senza intonaco o con facciate che non vengono tinteggiate da decenni, con strade e marciapiedi impraticabili, ridotti a percorsi di guerra con buche, avvallamenti, dissesti, con costruzioni pubbliche mai completate e lasciate andare in malora.
Il centro storico è divenuto invivibile, aperto alla circolazione, sempre più svuotato e in rovina, le cui piazze, da luogo di incontro e di socializzazione, sono divenute parcheggi a tempo pieno, dove è ormai quasi impossibile circolare con un passeggino o un bambino per mano, e finanche camminare tranquillamente in coppia lungo il Corso, sempre con il rischio di essere investiti.
Di strutture per lo sport e il tempo libero, ad eccezione del campo di calcio di S. Antonio, che si disputano continuamente le varie società sportive per utilizzarlo, neanche l'ombra.
Si è sempre in attesa della fantomatica piscina comunale, un miraggio che dura da oltre trent'anni, di palestre, piste per l'atletica, campi di tennis, un palazzetto dello sport, neppure il sentore, nonostante i fasti delle ragazze della “VBC Teano” che negli anni ottanta, partecipando ai campionati di serie C, portò la pallavolo al centro dell'intereresse e della passione dei giovani teanesi.
Di spazi verdi, parchi, giardini, dopo l'inopinata e inopportuna edificazione dell'area del campo sportivo “V. B. Medori”, da sempre indicata per la realizzazione della villa comunale, non si parla neanche più.
La città soffoca, letteralmente occupata da auto in sosta ovunque, per la cronica mancanza di parcheggi e di posti macchina. Il sistema fognario va in crisi ad ogni temporale, con tombini intasati raramente ripuliti, e un collettore che, giunto quasi ad ultimazione, non viene completato, con la costruzione del depuratore, perché non si riesce, da svariati anni, a risolvere un attraversamento stradale di pochi metri.
I cimiteri, quello principale e quelli frazionali, completamente in balia degli eventi, sporchi, senza cura alcuna e con cappelle cadenti e pericolose, con gli spazi per le sepolture in piena terra ricolmi d'erbacce, tanto che un'Associazione cittadina ha richiesto di intervenire a titolo volontario;
Assolutamente paradossale poi, il colmo dei colmi, per un paese ricco di “colli, selve e acque fruscianti”, rinomato per questo sin dall'antichità, come ricordato da Amedeo Maiuri, il paese delle innumerevoli sorgive, fontane, peschiere, acque famose e salutifere, descritto nelle carte del Conte Von Daun, che debba subire e tollerare periodiche carenze idriche.
Ciò a causa di una rete idrica per gran parte obsoleta, con frequenti e ingenti perdite, sulla quale, non esistendo piantine o mappe, risulta difficoltoso intervenire efficacemente, e per problemi legati all'inquinamento di alcuni pozzi.
Questo, nonostante siano stati realizzati sulla piana di Maiorisi, dalla ex Cassa per il Mezzogiorno, ben 8 pozzi di captazione per lo sfruttamento della falda basale della struttura Vulcanica di Roccamonfina, per alimentare i paesi del Litorale Domizio e Napoletano.
Cosicché, l'acqua del sottosuolo teanese, leggera e vulcanica prende la strada verso altri lidi e viene fruita da altre popolazioni, mentre la città viene ripagata con l'attraversamento dell'Acquedotto Campano che alimenta, in parte, la rete urbana. Con il non piccolo particolare che quest'acqua risulta pesante e calcarea, con tutte le implicazioni sanitarie ed economiche che ne derivano.
Questa condizione così deplorevole e frustrante condiziona pesantemente lo stato d'animo e l'agire quotidiano della popolazione, tanto più in un momento così delicato della vita nazionale e internazionale, con la grave crisi economica che attanaglia il mondo occidentale, al punto che ormai non si ragiona quasi più di orizzonti futuri, di sogni, di aspirazioni, di nuove prospettive, ma si cerca costantemente almeno la “normalità”, fatta di cose minime, essenziali.
Perché la normalità , il godimento di servizi essenziali, alla luce della situazione di fatto, sembra diventato evento eccezionale, dal momento che persino la manutenzione ordinaria e straordinaria dei beni pubblici viene considerata alla stregua di un costo aggiuntivo, un inutile gravame, e si interviene, dopo innumerevoli rinvii, solo quando diventa assolutamente indispensabile, non procrastinabile, obbligatorio per salvare il salvabile.
La gestione del patrimonio pubblico è, invece, uno dei compiti prioritari, gravoso e complesso, di un comune, da cui discende la percezione immediata della qualità della vita della città e il valore degli amministratori.
La sua rilevanza è tale che coinvolge, ai vari livelli, molteplici aspetti dell'attività amministrativa, contemplando problematiche e risvolti di natura tecnica, politica, economica e sociale.
Aver cura dei propri beni, vieppiù in una struttura urbana frammentata quale quella della nostra città, fatta di una costellazione di nuclei abitati, di quartieri, di centri storici, di tante frazioni, con una rete viaria e infrastrutturale notevolmente estesa, con svariati edifici destinati a pubblici servizi, richiede uno sforzo notevole, un'organizzazione precisa e una pianificazione puntuale ed efficiente. Presupporrebbe un progetto strategico che partendo dalla conservazione e manutenzione del patrimonio esistente, portasse alla sua piena utilizzazione, contemplando la riconversione funzionale per garantirne la fruizione ottimale. Prevedendo ogni intervento ulteriore necessario all'innalzamento degli standard di qualità urbana, per soddisfare le accresciute esigenze e aspettative della collettività.
Progetto che, purtroppo, manca del tutto, non è mai stato neppure appena appena abbozzato dalle amministrazioni che nel tempo si sono avvicendate al governo della città.
Il tratto distintivo del nostro paese risulta oramai essere l'estemporaneità, la continua emergenza, l'approssimazione, la dilazione. Sembra quasi che la città “si vergogni del suo passato splendore” come acutamente arguito dal “paesologo” Franco Arminio in “Terracarne”.
Di questo passo, se non ci sarà un deciso e netto cambio di rotta, se non si comincerà a considerare essenziale ragionare in termini di vivibilità e benessere, in un contesto di qualità ambientale, sociale e urbana, Teano andrà progressivamente, ma inesorabilmente, consumandosi fino a spegnersi.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 8 Agosto)