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Associazionismo e impegno socio culturale

 
L'Associazione "L'Aquilone"
 

VADO PER VEDOVE
di G. Marotta e B. Randone (1962)
regia di Paola Melillo
Compagnia: L'Aquilone

Interpreti: Giancarlo De Donato, Oreste De Donato, Crimilde Boragine, Fabio Tommaso Marcello, Simona De Angelis, Gianpaolo Giorgio, Carla Giorgio, Rossella Turco, Kevin Gallo, Antonio Ozo, Fabiana Masiello, Marco Giorgio, Manuel Gallo, Teresa Masiello.

 

È andata in scena, a cura dell'associazione “L'Aquilone”, sabato 28 maggio u.s., presso l'Auditorium “Mons. Tommasiello “ di Teano la commedia brillante di G. Marotta e B. Randone “Vado per vedove”, portata al successo nel lontano 1962 da Nino Taranto e Luisa Conte.
La visione si è rivelata positiva e gradevole, determinando una serata all'insegna del diletto più autentico in virtù di una rappresentazione scivolata via veloce attraverso immagini, scenografia e recitazione caratterizzate dal sapiente e accorto intreccio di fantasia e realtà, minuziosità descrittiva e invenzione surreale e paradossale, in un crescendo comico ricco di ironica e mordace lievità.
Dove la recitazione, pur nell'illustrazione di personaggi, tipi e situazioni, che avrebbero potuto facilmente portare a una sovrabbondanza di gestualità e ammiccamenti, è risultata, invece, precisa e contenuta, mai fuori dalle righe, mai scaduta a manierismo o macchiettismo di facile presa.
Gli interpreti hanno denotato un affiatamento notevole, un felice sincronismo che ha portato a cadenze e ritmi giusti e rigorosi, a caratterizzazioni puntuali ed essenziali.
La commedia illustra la sublime arte del popolo napoletano di arrangiarsi, di escogitare i mestieri più inverosimili e paradossali per la sopravvivenza, e per inventarsi uno spiraglio di opportunità e di crescita sociale. Il protagonista è Eduardo Palumbo, un uomo di mezza età ancora piacente e affascinante, che è riuscito a farsi una posizione, un nome, grazie alla cura, alla “coltivazione” di vedove, da cui il titolo dell'opera, che individua, analizza e seleziona, per poi circuire con riguardi e attenzioni insistenti e avvolgenti. Il tutto per farsi regalare i beni e il guardaroba del defunto da dare in beneficenza, che provvede invece a vendere in modo veloce e proficuo.
Ma la capacità di tenere avvinghiate le vedovelle va oltre le semplici armi psicologiche della fascinazione, della seduzione, della consolazione, prevedendo altresì l'appagamento dei desideri fisico sessuali, con l'inganno (?) di sedute spiritiche in cui il defunto invocato si incarna nella sua persona per onorare gli impegni coniugali.
Tutto fila alla perfezione fin quanto non si invaghisce proprio di quella che si rivela tutt'altro che ingenua e sprovveduta, che lo porta a sposarla e a rischiare il naufragio imprenditoriale e psicologico-sessuale.
Il meccanismo fisico collaudato e perfettamente funzionante quale surrogato e alter ego del defunto, si inceppa quando agisce in prima persona. Portando a situazioni di comicità esilarante e paradossale, con sottintesi e ammiccamenti. Il tutto, naturalmente, trattandosi di commedia, alla fine si risolve nel migliore dei modi: Eduardo Palumbo si libera del vincolo matrimoniale “rato ma non consumato”, grazie anche ad un suo scaltro e intraprendente collaboratore che gli succede nelle grazie della vedova.
Tutti bravi gli attori, ben immedesimati nella parte, sicuri e a loro agio nel rendere le varie sfaccettature del personaggio interpretato, da Antonio Ozo, Teresa e Fabiana Masiello, Kevin e Manuel Gallo, Marco Giorgio, Crimilde Boragine, a Carla Giorgio (vedova Sorrentino), Rossella Turco (vedova Pagliarulo), a Fabio Tommaso Marcello (l'ipocondriaco Giacinto Cammarota, marito di Graziella), a Simona De Angelis (moglie e poi vedova Cammarota che circuisce Eduardo), Gianpaolo Giorgio (l'impertinente e intraprendente collaboratore Cuviello).
Un plauso particolare meritano Oreste De Donato, nella parte di Gennaro, il segretario tuttofare e braccio destro di Eduardo, reso con maestria e asciuttezza, e Giancarlo De Donato, che ha delineato perfettamente la figura di Eduardo Palumbo, con i suoi tic, le sue ambizioni, le varie coloriture psicologiche, con controllo, padronanza del ruolo e grande presenza scenica.
Ma il merito principale della perfetta riuscita della rappresentazione va tutto a Paola Melillo, regista e vero “deus ex machina” dell'associazione “L'Aquilone” sorta a Teano nel 2003 per contribuire alla crescita culturale della comunità con la diffusione, divulgazione e pratica delle arti teatrali, musicali, pittoriche, letterarie.
“Vado per vedove” è stata preceduta nel tempo da: “Circo equestre Sgueglia” di Raffaele Viviani nel 2005; “Lisistrata, ovvero 'o sciopero d'è mugliere” di Gaetano Di Maio nel 2007; “Pronto? 6 e 22” di Paola Riccora, nel 2008; “Mettimmece d'accordo e ce vattimmo” di G. e O. Di Maio, nel 2009; “Tressette con il morto” di Gerry Petrosino, nel 2010. Da ricordare anche il notevole impegno, negli anni 2003/2004, per la preparazione de “La gatta Cenerentola”, purtroppo vanificato dalla mancata autorizzazione alla messa in scena, dell'autore Roberto De Simone.
Contemporaneamente all'impegno teatrale, l'associazione ha dato vita anche al gruppo di canto popolare “Alma populi”, grazie in particolare a Maurizio e Luca Giorgio, che, con la riproposizione del ricco patrimonio tradizionale campano e meridionale, ha avuto modo di farsi conoscere e apprezzare pure fuori dai confini regionali. Organizzando, inoltre, “Teano Ethnic”, manifestazione musicale giunta alla terza edizione, dedicata all'arte, ai canti e ai balli dal Sud del mondo, con la partecipazione di apprezzati musicisti all'insegna del multiculturalismo e dell'integrazione sociale e culturale, e nell'intento di rivitalizzare il centro storico colpevolmente abbandonato a se stesso.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 7 Luglio)