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In ricordo di Luigi Vernoni

 
“…essere stati ed essere / non si separano, non sciolgono / il loro celestiale nodo / gli attimi della nostra eternità” (M. Luzi)
 

 

Il 12 marzo scorso è morto Luigi Vernoni, figura carismatica e altamente stimata del mondo politico-culturale di Teano. Nato il 14 marzo del 1934 e laureatosi in filosofia, ha insegnato Italiano e Storia a generazioni di studenti dell' Istituto Tecnico “U. Foscolo” e della Scuola Media “V. Laurenza” della nostra città.
Luigi, per noi tutti, amici e compagni di partito, “Gigino”, ha incarnato in modo trasparente e lineare le istanze, i sogni, le ansie e le passioni di una generazione vissuta a cavallo della contestazione studentesca e dei sommovimenti del “68.
Un'epoca piena di fermento culturale, di idealità, d'impegno politico vissuto quotidianamente e collettivamente per una società migliore, più libera, più giusta, di eguali e senza sfruttamenti.
Iscritto al PCI, di cui è per parecchi anni segretario cittadino, viene eletto consigliere comunale ininterrottamente dal 1964 al 1989, poi, dopo la trasformazione del PCI in PDS, riveste la figura di capogruppo della lista civica “Città Nuova” fino al 1995.
Dotato di grande umanità, sobrietà, rigore morale e alto senso civico, intrecciate ad una profonda cultura, segno distintivo e imprescindibile per la visione della politica di quei tempi, era la personalità di spicco, di maggior prestigio e autorevolezza del mondo della sinistra e della sezione “Ho Chi Min” di Vico Annunciata.
Sezione unanimemente apprezzata e riconosciuta in possesso, secondo la Federazione provinciale, di “una grande testa”, per la capacità di elaborazione di idee e di riflessione politica dei suoi rappresentanti, per l'impegno pieno e totalizzante che assorbiva ogni pensiero, ogni risorsa, al costo di sacrifici e rinunce, e il trasporto profuso.
Sempre aperta, come presidio del territorio, e sede operativa per ogni iniziativa, oltre che riferimento essenziale per tanti operai, pensionati, agricoltori, lavoratori di ogni genere, che necessitavano di consulenze e aiuti per pratiche assistenziali, pensionistiche, tributarie, sindacali.
Tutto partiva da lì, da quella modesta sala dove ogni cosa evocava un mondo nuovo in costruzione, con un lavorìo comune e condiviso, con il grande tavolo centrale bianco sempre pieno di carte, giornali, riviste, grafici, pennarelli, con in un angolo la macchina ciclostilo sempre pronta per stampare l'ultima proposta, l'ultima denuncia, da far circolare con il volantinaggio.
In fondo alla sala uno scrittoio rosso davanti ad una libreria, anch'essa rossa, zeppa di libri e riviste, sulla parete la bandiera rossa, un ritratto di Togliatti, tanti manifesti, tra cui spiccava una vignetta della festa dell'Unità che incitava: “Fumetti di tutto il mondo unitevi”, poi in grande rilievo la citazione di Gramsci: “voi fascisti avete distrutto l'Italia, a noi comunisti il compito di salvarla».
Lo rivedo, in sezione, sempre intento a ritoccare l'ultimo documento, stilato dopo interminabili discussioni aperte a tutti, iscritti e non, immancabilmente essenziale e sintetico, privo di ogni inutile orpello, Luigi aveva una capacità unica di cogliere e rappresentare il nocciolo di ogni questione con poche e scarne parole.
Poi, dopo averlo trascritto a mano, con grafia chiara e netta, su manifesti, si partiva con le auto per affiggerli sul territorio comunale, non prima di aver ricoperto l'inferriata dell'Annunziata di tazebao.
Pur in un contesto di dura contrapposizione, di aspra dialettica politica, di conflitti, di diversità culturali molto forti, Luigi riusciva, in un consiglio comunale quasi totalmente occupato dalla DC e dai suoi alleati, a rappresentare in modo stringente, con passione e competenza le proprie istanze e il proprio pensiero, e a ottenere ascolto, considerazione e rispetto.
Divenendo, per la sua coerenza, lealtà, per il rispetto rigoroso delle scelte e delle altrui idee, per il forte senso istituzionale che lo contraddistingueva, un riferimento per tutti, tanto che nei momenti difficili, critici, si ricercava la sua opinione super partes per sciogliere ogni dubbio.
Ritorno col pensiero al tempo delle grandi Feste dell'Unità, delle manifestazioni per i diritti civili, per i referendum, quando, agitati e preoccupati per ogni cosa, si verificava la sua opinione, si ricercava il suo assenso, e la sua fragorosa e contagiosa risata sdrammatizzante e liberatoria in risposta.
Ripenso a quelle spedizioni di gruppo che si organizzavano di frequente per partecipare a mostre, eventi culturali, visitare siti archeologici, monumenti, e il dibattito serrato e proficuo che ne seguiva. Confrontarsi con lui era un piacere, sempre capace di vedere ogni cosa in profondità, con grande apertura mentale.
Ricordo ancora, vividamente, i momenti di dolorosa spaccatura, di autentica lacerazione, che vivemmo quando si decise di porre fine all'esperienza del PCI con la svolta di Occhetto, le incessanti e arroventate discussioni, la divisione tra il “si” e il “no” di compagni che avevano per anni, fin al giorno prima, lottato insieme, e che ora rischiavano di prendere strade diverse. Momenti, che seguivano la delusione ancora viva e cocente del prevalere in Italia del rampantismo sociale e politico craxiano, dello yuppismo, con il susseguente abbandono dell'impegno e del rinchiudersi nel privato, del crollo degli ideali e del sistema dei partiti.
E Luigi, che, argomentando con passione e forza a favore del valore peculiare, insostituibile e irrinunciabile, del comunismo italiano, cercava al contempo di tener uniti tutti, di non acuire oltre le tensioni, in una sezione divisa ormai a metà. E, quando, con la vittoria per un paio di voti del “no”, si indicò il mio nome per la carica di segretario, furono solo le sue lucide parole, il suo accorato richiamo al senso del dovere e di responsabilità, che mi risolsero ad accettare.
La sua è stata una vita esemplare, vissuta con umiltà e riservatezza, sempre dedita agli altri, a fianco dei diseredati, degli emarginati, con impegno costante e inesauribile, in prima persona con la politica fino alla scomparsa del PDS (ai D.S. non aderì), poi, fino all'ultimo, sovvenzionando varie organizzazioni umanitarie ong.
Grande è stata la partecipazione della città ai suoi funerali, e, tra la commozione generale, parecchi dei suoi vecchi amici e compagni, pur provati e induriti dagli accadimenti della vita, non sono riusciti a trattenere le lacrime per la perdita.
Luigi lascia un vuoto politico e sociale difficilmente colmabile, lui che è stato una guida essenziale per oltre quaranta anni, in una lunga fase di lotte, contrapposizioni e conflitti, di grandi speranze e cocenti disillusioni. Non si intravede all'orizzonte nessuno che possa lontanamente rapportarsi a lui: “oggi è come dopo una tempesta, quando la risacca porta a riva qualche frantume. Oggi su questo mare sporco navigano dei residui, ma nulla di significativo”.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 4 Aprile)